Devo essere sincero, non c’è una gran storia, stavolta, intorno a questo piatto. Ma forse, modestia a parte, c’è una grande… invenzione!
E’ un sabato di luglio, a Roma il caldo è insopportabile; impensabile incolonnarsi verso il mare, troppo traffico, troppo caldo, troppa gente.
E’ da tanto che vogliamo andare ad Orvieto, per portare dei fiori a Laura, la mamma di Federica che ci ha lasciati qualche anno fa, troppo giovane, portata via da un orrendo male, che troppo spesso non perdona.
Laura era una bella signora, bionda, sorridente, allegra, sprizzava vita da tutti i pori, innamorata persa della vita, delle sue figlie e delle sue nipotine. Ma anche, soprattutto, di Sandro, suo marito, l’uomo della sua vita, lui che ha condiviso con lei anni indimenticabili.
Quindi ieri decidiamo di andare ad Orvieto (Laura e la sua famiglia erano originarie della zona e lei riposa lì), non ci andiamo da tanto, troppo tempo, il lockdown, oltre ai numerosi disagi e danni creati, ci ha purtroppo impedito di fare anche questo. Siamo noi 4 e nonno Sandro.

Andare a trovare Laura non è mai una cosa penosa, dolorosa; lei era così solare da far sì che l’andare a trovarla sia sempre un momento di sereno e piacevole ricordo, pensando ai tanti momenti passati insieme, alle cene, ai viaggi, alla sua compagnia così gradevole.
Credo di potermi definire, senza ombra di smentita, la classica “eccezione che conferma la regola”: Laura – mia “suocera” – ed io andavamo molto d’accordo, lei mi piaceva e, senza voler sembrare presuntuoso, so che la cosa era reciproca. Insomma non è affatto vero che tutti gli Italiani maschi debbano avere problemi con le loro suocere!
Sara, la nostra primogenita, si ricorda ancora abbastanza bene di nonna Laura (lei aveva 9 anni), Emma molto meno, era piccola. Ma entrambe coltivano un ricordo ed un amore belli e teneri per la nonna bionda (anche l’altra nonna, mia madre, era bionda, ma purtroppo non l’hanno conosciuta).
Ad Orvieto – o comunque in zona – vivono ancora delle simpatiche cugine di Federica con le quali ci si vede con piacere, forse però meno di quanto si vorrebbe. Spesso in occasioni – guarda un po’! – gastronomiche. Per esempio con loro abbiamo scoperto, anni fa, una trattoria che consiglio a tutti di provare almeno una volta nella vita: la mitica Trattoria Baffo Averino (conosciuto anche come Mezza Luna – dettagli in calce). Averino fa la migliore Carbonara che io abbia mai mangiato, senza alcun dubbio. E sì che di Carbonare (forse il mio primo piatto preferito, notare il mio grande rispetto per l’antica ricetta, la scrivo con la maiuscola) ne ho provate e mangiate tante… Averino è avanti, non ce n’è per nessuno, la sua Carbonara batte tutte le altre. Anche la sua amatriciana è da campionato, così come gli altri piatti. Quindi, se trovate posto (la prenotazione è più che consigliata, obbligatoria), andate da Averino! Porzioni abbondanti, cucina vera, qualità da campionato del mondo, prezzi più che onesti…non ve ne pentirete.

Un po’ per il caldo, un po’, forse, per evitare affollamenti (ma anche per non mangiare troppo e pesante), dopo il saluto a Laura ci orientiamo diversamente, niente Averino (anche perché non abbiamo prenotato). Il gruppo familiare dibatte un po’ il tema: trattoria, panino in autostrada, gelato, niente e si torna subito a Roma…che si fa?
Nonno Sandro si ricorda di un posto a Giove (vicino ad Attigliano, una deviazione di pochi chilometri dall’autostrada, sulla strada di casa), dove era andato più di una volta e dove si era sempre trovato bene: Trattoria da Piero. Ok, andiamo lì. Ci accomodiamo nel giardino, all’ombra; qui facciamo una scoperta curiosa: la famiglia che gestisce la trattoria è originaria di Palermo. Quindi, in questo piccolo angolo di Umbria, il menù propone pasta alla norma, panelle fritte, cannoli e cassata fatti in casa!!! Oltre, naturalmente a fettuccine al ragù (fatte rigorosamente a mano), gnocchi impastati da loro, ottima mozzarella, fiori di zucca fritti da perdere la testa…e i dolci siciliani. Mangiamo bene (francamente senza esagerare), offre nonno, da tornarci.
Si torna quindi a casa, poco traffico, fa ancora molto caldo, lasciamo nonno Sandro a casa sua e arriviamo da noi verso le 16.30, in tempo per vedere poi la Roma (tralascerei qui l’argomento calcio-Roma, per non soffrire). Essendo stati fuori tutto il giorno non ho fatto la “spesa del sabato”, per la cena vogliamo tenerci leggeri, mi arrangerò con quello che c’è in casa.
Rapido consulto con Fede e la bambine, “che mangiamo a cena?”: carne no, pesce no, pasta no, riso nemmeno… la cosa si fa complicata. Verdure grigliate? Ma non ne abbiamo…apro quindi il frigo e do un’occhiata. Trovo: un porro, una zucca lunga (di quelle verde chiaro), una busta di salmone affumicato, una manciata (letteralmente!) di datterini gialli, e poi ci sono formaggi, salumi, uova…
Non so perché, forse perché qualche sera prima Federica lo aveva preso, in un ristorante, mi viene in mente il gazpacho, piatto fresco, estivo, che a me piace molto. E penso che se ne può forse fare una versione “alternativa” con il porro e la zucca. Mi metto all’opera e…invento.
Un po’ per i colori del piatto finito, un po’ per l’atmosfera e i ricordi che la giornata ci ha regalato decido ora, mentre scrivo, di chiamare questo piatto Gazpacho Laura.

Ricetta Gazpacho Laura
INGREDIENTI (in questo caso “rimediati”) per 4 persone
- 1 porro
- 1 zucca lunga
- Pomodori datterini gialli (davvero una manciata)
- 200-250 gr di salmone affumicato
- Crostini di pane non aromatizzati (tipo croutons, quelli da insalata – ma si possono sostituire con altro, purchè sia croccante)
- Pepe rosa in salamoia
- Olio Evo e sale q.b.
Preparazione Gazpacho
In una casseruola mettere un po’ di olio Evo e il porro tagliato a rondelle, farlo rosolare per 3-4 minuti a fuoco basso (evitando però che brunisca) e aggiungere quindi un po’ di acqua. Nel frattempo sbucciare e tagliare a pezzi la zucca, aggiungerla nella casseruola e far cuocere il tutto per una decina di minuti, aggiungendo se necessario acqua, tenendo però conto della consistenza che si desidera ottenere alla fine.
Quando le verdure sono cotte frullarle con il minipimer fino ad ottenere un composto fluido e cremoso, anche se grossolano (consistenza tipica del gazpacho). Far raffreddare e poi riporre in frigo (io l’ho passato direttamente dal fuoco all’abbattitore). Il gazpacho va servito freddo di frigo.
Lavare bene i datterini e frullarli con il minipimer, aggiungendo olio Evo; poi setacciare il tutto con un chinoise, per eliminare bucce e semi e ottenere quindi una crema molto liscia. Affettare il salmone a julienne.
Mettere il gazpacho di porro e zucca sul fondo di una ciotola (o piatto fondo), disponendo al centro un “nido” di salmone; poi, con l’aiuto di una bottiglia squeeze (o, facendo attenzione, con un cucchiaino), creare una “cornice” di crema di datterino giallo fra il gazpacho e la ciotola.
Disporre i croutons tutto intorno e disporre su ognuno di questi un grano di pepe rosa (precedentemente sciacquato). Si mangia freddo, col cucchiaio.
TRATTORIA BAFFO AVERINO
https://www.facebook.com/pages/Baffo-Averino-Trattoria/118063644917486
Noto anche come MEZZA LUNA
https://www.facebook.com/pages/Orvieto-La-Mezza-Luna/223384401028371
TRATTORIA DA PIERO https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g1898437-d2210837-Reviews-Ristorante_Da_Piero-Giove_Province_of_Terni_Umbria.html
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