Sembra un sogno, ma, finalmente, una boccata d’aria a pieni polmoni sembra possibile. Possiamo riunire pochi amici, ma di quelli veri, in un piccolo picnic nel rispetto del prossimo, attraverso le regole.
C’è un film delicatissimo: “Parigi può attendere”, con interpreti eccezionali come Diane Lane, Alec Baldwin e Amaud Viard che ci porta a riflettere sul valore del tempo, sulla gerarchia dei momenti e delle cose che dovrebbero regolare la nostra vita, che merita di essere vissuta per quella che è, per i momenti unici che ci regala. Beh, la protagonista riesce a scoprire, proprio grazie alle pause forzate alle quali deve soccombere, il piacere che infonde nel cuore il mondo che ci circonda (se sentito), ma soprattutto riesce a liberarsi dalla dittatura del tempo.
Si è sempre detto che il tempo è tiranno, ma in questa forzata chiusura al mondo caotico del quotidiano, del correre e sbrigarsi, solo i più stolti non hanno saputo percepire quanto, proprio in quel tempo del fare, abbiamo perso: il cambio delle stagioni, il piacere di leggere, di pensare e di realizzare, finalmente, quei progetti ( ahimè!) tante volte rinviati e poi… persino il non fare niente!
Otium per i Romani era una pausa, un momento o un periodo di contemplazione che porta alla riflessione, che rende liberi dalle ambizioni dell’uomo e dal negotium. Nel “Dialogorum libri” Lucio Anneo Seneca dedicherà l’VIII libro all’ozio: il De otio, appunto, in cui puntualizzerà la necessità per il saggio di una scelta contemplativa, cioè introspettiva e psicologica.
Se il tempo è l’unica cosa che ci appartiene, mai come ora, il suo corretto utilizzo si rivela prezioso proprio per ripristinare un equilibrato rapporto nella lotta tra essere e avere che, spesso, ci affligge.
Allora nella fortunata occasione di questa apertura, che tutti speriamo definitiva, rinnovando il gusto antico del piacere di riconciliarci con la natura, che c’è di più bello, tenero, romantico e buono che mettere nel nostro cestino da picnic la frittata di pasta?
La frittata di pasta nasce come religiosa soluzione al corretto utilizzo dell’avanzo del giorno prima o del pranzo. Molto utilizzata nel nostro meridione, dal dopo guerra in poi, il suo ruolo dalla originaria caratterizzazione residuale, è assurto ad una autonoma dignità interpretativa, una vera e propria nuova piccola perla della riscoperta culinaria.
Si può preparare, sia rossa condita con una salsa leggera, che in bianco, imbiondita semplicemente con l’olio. E’ necessario cuocere gli spaghetti al dente, scolarli e condirli con un leggero velo di sugo, se ne gradiamo per il sapore ed il colore, con abbondante parmigiano, pezzetti di scamorza, pancetta affumicata o salame napoletano a pezzi ,4/5 uova sbattute con un po’ di sale e mezzo bicchiere di latte e pepe.
In una padella mettete l’olio e , quando è pronto, travasatevi la pasta, cercando di assestarla con la forchetta. Alzate il volume del fuoco e quando ne avvertite che la parte inferiore è ben gratinata, abbassate la fiamma e coprite con un coperchio e lasciate così cuocere per altri 7/8 minuti. A questo punto girate la pasta come fareste per una normale frittata e procedete come per il lato precedente.
Trascorso il tempo, travasate la frittata in un grande piatto da portata ed è pronta per essere gustata dai vostri amici, perché, e ricordiamocelo, “non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto!“, da Lucio Anneo Seneca.
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