Immaginate un grande abbraccio che parte da Sorrento e arriva a Hong Kong, passando per Padova, Ischia, Marina di Pietrasanta, Dubai, l’Inghilterra, il Messico. Al cuore di questo abbraccio, gli gnocchi sorrentini, piatto conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
A Sorrento sono convinti di averli inventati loro, gli gnocchi. Secondo una leggenda, nel 1600 un oste della piazza dedicata a Torquato Tasso (che proprio qui è nato) avrebbe deciso di lessare le patate, schiacciarle e farne un impasto aggiungendo un pizzico di farina ed acqua.
Gli piacquero e – dopo aver tagliato l’impasto in tocchetti tondeggianti e cotti in acqua bollente – vi aggiunse pomodoro e fiordilatte prodotto nella vicina Agerola, completando il piatto con tanto basilico.
A quel punto decise di metterli nel menù della sua taverna e fu un successo. Patate e pomodoro erano da relativamente poco sulle tavole degli italiani, arrivavano tutti e due dalle Americhe: siamo ancora nell’alveo della cucina “sperimentale”.
In realtà, gli gnocchi in quanto tali era già conosciuti ben prima in Lombardia: venivano chiamati zanzerelli ed erano preparati con mollica di pane, latte e mandorle.
Da Sorrento però il piatto rapidamente si diffuse prima sulle tavole della città e poi, da lì, in tutta Italia, fino a essere conosciuto e apprezzato nel mondo. Non a caso c’è un’altra leggenda: un abate ne era talmente goloso da ingozzarsi fino a soffocare. Da qui il nome strangulaprievete (strangola prete) anche se è più probabile che derivi da due termini greci che indicano un oggetto tondo.
Sia come sia, l’importante è che siano fatti con patate, farina, uova, fiordilatte, olio extra vergine d’oliva e un buon sugo di pomodoro. Questo recita la ricetta classica. Poi, come sempre ci sono le interpretazioni. E proprio a Sorrento, in una serata di inizio ottobre 10 chef campani hanno proposto la loro, qualcuno nella versione squisitamente tradizionale e qualcun altro introducendo delle rivisitazioni riguardanti la forma, la cottura, le consistenze o gli ingredienti. Insomma, un vero e proprio Gnocchi Day, il primo perché gli organizzatori intendono continuare.
L’idea di istituire una celebrazione del piatto identitario di Sorrento che, studiato, reinterpretato e rivisitato, possa diventare un simbolo ancorato al passato ma proiettato, contemporaneamente, nel futuro, è stata di Carmen Davolo (Dieffe comunicazione), che ha chiamato a raccolta decine e decine di chef in tutto in mondo. I quali per 10 giorni hanno tenuto gli gnocchi sorrentini nei menù dei loro ristoranti. Essenziale, per la realizzazione dell’iniziativa, la collaborazione di: Mulino Caputo, il Mulino di Napoli; la Latteria Sorrentina; Ezechiele di Michele Moccia; Torretta Olio extravergine di Oliva e Banca di Credito Popolare del Gruppo bancario Banca di Credito Popolare.
Assieme a loro, numerosi sponsor tecnici, tra i quali il maestro pasticcere Ciro Poppella che, per l’occasione, ha presentato “Poppilly I Love Sorrento” una nuova creazione dedicata a Sorrento e realizzata con il caffè Illy.
Chiediamo a Carmen Davolo come le sia venuta l’idea.
R. “Ad aprile, in pieno lockdown, ho pensato che sarebbe stato opportuno creare un’iniziativa che potesse infondere un po’ di ottimismo e imprimere un guizzo al settore turistico della città, che in quel periodo era, per ovvie ragioni, in forte sofferenza. Serviva un’iniziativa leggera ma intensa e di respiro “corale”. Il pensiero è andato subito agli gnocchi e, a giudicare dalle tante adesioni entusiastiche, registrate sin dal primo momento e proveniente tanto dagli chef quanto degli imprenditori del settore, sembra che si sia trattato di un’intuizione felice”.
Secondo lei quale è stata la chiave del successo di questa idea?
R. “Credo nei momenti più difficili si senta la necessità di scoprire cose note, semplici, rassicuranti. E anche una ricetta, un piatto, come gli gnocchi sorrentini hanno avuto l’effetto desiderato”.
E per il dopo ?
R. “Stiamo studiando di ampliare i contenuti e gli eventi collaterali per la seconda edizione. Tra questi, in accordo con Federalberghi della penisola sorrentina , dei pacchetti di soggiorno con prezzi allettanti”.
Lei con questa iniziativa si è confrontata con degli chef in un territorio, la penisola sorrentina, che ha il maggior numero di cuochi stellati d’Europa. Come ci è riuscita?
R. “la ricetta è semplice : tornare alle radici per reinterpretare e guardare al futuro.”
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