Sarei stata molto più precisa se avessi titolato questa ricetta Gattò di patate e molto più scenografica se avessi scritto Gateau e non gattò! Ma io ricordo ancora quello sformato profumato che usciva dal forno della cucina economica a legna nella nostra vecchia casa e che faceva bella mostra di sé negli anni della mia prima infanzia e che mia madre chiamava Gatò e basta, napolizzando il nome francese.
La storia?!? Credo che la storia sia affascinante come tante della nostra bella Italia e del nostro travagliato meridione, dove tanti popoli e tante dominazioni hanno lasciato traccia, dando alle genti del posto l’occasione di farne tesoro, incorporandole nei propri costumi, ma anche arricchendole dei propri sapori e dell’arte insita nel nostro dna.
Certo che quell’ò accentata ci riporta ad un’altra epoca, ai primi del ‘700 e a Maria Carolina d’Asburgo – Lorena, moglie di Ferdinando I di Borbone, divenuto poi Ferdinando IV di Napoli, la quale amava moltissimo la cucina francese al punto da non rinunciare alle bontà dei cuochi francesi- monsieur, che furono appunto invitati alla corte di Napoli.
La sfida fu accettata perché i cuochi napoletani (i più bravi divennero Monzù)appresero la tecnica e la modificarono con l’aggiunta di prodotti del posto. Nacquero così il gatò, il ragù, le crocchè …
Per prima cosa la mozzarella sostituì la gruviere e aggiunsero poi il prosciutto cotto e/o il salame .
C’è da dire che ogni meridionale ha una sua ricetta di Gattò, quella che mi è stata tramandata è questa.
Bisogna prima di tutto lessare le patate e una volta cotte vanno passate con il passapatate per 2 volte.
Quando si sono intiepidite si mettono in una ciotola, si aggiungono le uova e una volta assorbite si aggiunge il latte, l’olio, il sale, un niente di pepe, un poco di noce moscata e il parmigiano. Si lavora poco il tutto, poi si prende un tegame da forno rettangolare, si olia ben bene il fondo, si sparge un po’ di pane grattugiato (deve essere un velo, per non rendere la base pesante) e si versa sopra metà del composto della ciotola. Si spiana nel tegame con un cucchiaio e si adagiano sopra le fette di fior di latte e di prosciutto cotto. Adesso si può versare la purea rimanente. Si spiana il tutto con un cucchiaio e poi si spolvera sopra un velo di un mix di parmigiano, pane grattugiato e sale. Questo sarà il vostro fiore all’occhiello. Una volta infornato a 180/200° per 45 minuti, quel velo diventerà una crosticina meravigliosa. Un attimo : prima di infornare mettete sopra un filo di olio e spruzzate un po’ di acqua sul tutto dopo che l’avrete leggermente bagnata.
Una ricetta semplice, ma che sa di buono, di famiglia e, come si diceva, di focolare, una ricetta che fa bene al cuore: provatela!
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