La parola all'esperto

Italo Bocchino: un gastronomo al tempio

Arrivi a 54 anni e non sopporti più quel fastidioso martelletto che di continuo batte per infrangere la tua anima di vetro. Allora fai quel che spesso si dice e non si fa: “prendo il primo aereo, ovunque vada”. Lasci l’abbraccio degli amici che ti vogliono davvero bene e sbarchi al primo porto, sali su un piccolo traghetto, prendi un taxi e vai all’aeroporto più vicino per scoprire che il primo volo utile ti porterà a Lione, la capitale gastronomica di Francia. C’è chi per riflettere va in chiesa, chi fa yoga o meditazione, chi si chiude in un eremo, chi cammina in alta montagna o in riva al mare. E c’è chi si siede in splendida solitudine alla tavola più famosa di Francia, forse la più famosa del mondo. Andare da Paul Bocuse e entrare in un tempio laico, è pari ad ascoltare un concerto dei Berliner Philharmoniker, guardare le mani di Marta Argerich che suona il pianoforte o vedere giocare Diego Armando Maradona. Il maître senza bacchetta in mano è un grande direttore d’orchestra, i camerieri con i loro vassoi d’argento e le ceramiche dei piatti sono violinisti, violisti, violoncellisti e contrabbassisti.

In cucina la brigata si muove come il Gis dei Carabinieri, il Nocs della Polizia o il Comsubin della Marina. E allora ti tranquillizza sapere che la grandezza è figlia dell’ordine, della disciplina, del rigore, della fatica, valori che tu hai dentro e che ti vengono contestati. Mangi il fois gras più buono della tua vita, un pollo di Bresse che ti ricorda tua madre quando cucinava per te, formaggi annaffiati da un Pomerol d’annata e guardi avanti sapendo che la vita è cambiamento, che innovare e rinnovare sono il credo degli audaci (tuo padre proprio per questa ragione ti chiamò Italo, in onore del più grande audace di sempre, di quell’Italo Balbo che disse: “Chi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è vile”).

La tavola che ti ospita è l’unica al mondo ad aver avuto per 50 anni di seguito le tre stelle Michelin. Le stesse tre stelle che ti aspettano a casa, le tre donne nelle cui vene scorre il tuo sangue e che amano accarezzare il vetro per scacciare i “cani neri”.

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