La Bottarga di Muggine di Imraguen, in Mauritania, è l’occasione per parlare del grande evento di Slow Fish a Genova e delle tematiche legate al mare e al pescato, mi piace l’idea di parlare di un Presidio internazionale Slow Food che racconta di mare e di ecosostenibilità.
Di certo esistono produzioni di Bottarga di notevole pregio anche in Italia, dalla Sardegna alla Sicilia, per non dimenticare quelle ancor più di nicchia del Lago di Bolsena. Ma narrare di un Presidio internazionale nei mari della Mauritania, Paese meraviglioso nell’Africa occidentale, significa anche affrontare problematiche legate alla nutrizione del pianeta e alla ricerca di nuove rotte per la sua salvaguardia. La Mauritania è un Paese misterioso e affascinante, affacciato sull’Oceano Atlantico e quasi completamente coperto da dune sabbiose, che arrivano a lambire gli oltre 700 chilometri di costa.
Il caldo torrido e i venti oceanici stringono il paese tra due fronti, ma non è sempre stato così. La Mauritania è anche stato Paese rigoglioso e fertile prima dell’avanzata implacabile del Sahara: ricco di coltivazioni, di gomma arabica, allevamenti di cammelli e fonte quasi inesauribile di ferro. Da sempre approdo sicuro per i naviganti che lambivano le sue coste, è stato martoriato dalla più imponente tratta di schiavi neri che il continente africano abbia mia conosciuto. Questo, e l’alternarsi delle colonizzazioni, hanno reso la popolazione nomade, almeno fino alla costruzione della capitale Nouakchott nel 1960. Oggi i quasi quattro milioni di abitanti vivono con meno di 2 dollari al giorno; una vita fatta di austerità e di rinuncia al superfluo, ma anche di tanta solidarietà e di ospitalità. Un paese che ha conosciuto mille popoli passati per le sue terre; che parla l’arabo ma mantiene il francese come seconda lingua, quella dei colonizzatori più recenti.
La Mauritania non ha una sua cucina tipica, ma ha imparato ad elaborare ingredienti semplici, quelli facilmente trasportabili nei lunghi spostamenti e resistenti alle alte temperature; oppure quelli che regala il mare. E dal mare arriva una sorta di terza via allo sviluppo della Mauritania, un progetto di rinascita affidato ad una piccola cooperativa di donne dell’etnia Imraguen. Da sempre dediti alla pesca come unica attività di sostentamento, gli Imraguen seguono nomadi i grandi banchi di cefali dorati e ombrine. Sono anche gli unici ad aver ottenuto uno speciale permesso di pesca all’interno del Parco Naturale sulle coste a nord del Paese, utilizzando le loro piccole imbarcazioni a vela, le lanches. E se gli uomini si dedicano alla pesca, soltanto alle donne è affidata la lavorazione della bottarga di muggine, del tishtar (filetti di muggine essiccati e sminuzzati) e dell’olio di muggine. Le donne Imraguen della ONG Mauritanie 2000 comprano i muggini dai pescatori, estraggono le uova, le risciacquano e le sottopongono ad essiccazione naturale (e il sole non manca di certo!).
Il tutto anche grazie al riconoscimento della loro produzione come Presidio Slow Food e all’affiancamento di alcune di loro ai pescatori della Riserva di Orbetello, in Toscana, dai quali hanno acquisito le più importanti tecniche di sanificazione e lavorazione del muggine. Una produzione di nicchia quella della Bottarga di Imraguen, tutelata per quanto possibile, ma sottoposta ad una delle più grosse minacce internazionali che caratterizzano il sistema di pesca a livello mondiale: l’overfishing. La sovrapesca è un sistema perverso per cui si vendono a flotte industriali, perlopiù di paesi stranieri, i diritti di pesca nelle proprie acque nazionali in cambio di una riduzione del debito pubblico. E’ una sorta di nuovo colonialismo, che permette a questi giganti del mare di pescare utilizzando reti a strascico e depauperando le risorse ittiche degli oceani.
Si pesca in profondità, di più e più velocemente di quanto le specie riescano a riprodursi, condannando la pesca sostenibile dei piccoli pescatori alla scomparsa definitiva. È indicativo pensare che quasi la metà dello stock di muggine in Mauritania è compromesso e questo può rendere l’idea di quanto l’overfishing sia un problema immenso che non riguarda solo la Mauritania o gli altri Paesi poveri del mondo, ma tutti quelli che, oberati da un debito pubblico imponente, sono disposti a vendere le loro quote ai Paesi forti dell’Asia, del Nord Europa o agli Stati Uniti. È lo stesso problema che riguarda anche i pescatori italiani, che per trovare del pescato si spingono sempre più ad invadere le acque nazionali tunisine.
È una delle grandi problematiche a cui si cerca di trovare soluzione valorizzando il piccolo e local e su cui Slow Fish, ma anche l’Expo, dovrebbero puntare l’obiettivo, premendo a livello internazionale per ottenere risultati tangibili di tutela.
Facilissimo da fare e gustoso da assaporare, il burro aromatizzato è quell'elemento fantasioso da aggiungere alle vostre…
Il mercato online dei vini e dei liquori in Italia si sta dimostrando il protagonista di una…
La combinazione di buon cibo e musica dal vivo è un'esperienza che coinvolge tutti i…
Per poter realizzare una torta di compleanno è fondamentale rispettare due requisiti: creatività e fantasia;…
In questo articolo potrei parlarvi di un posto bellissimo, Tignale sul lago di Garda, di…
Iniziare una dieta non significa privarsi completamente dei piaceri dolci, ma piuttosto scegliere con intelligenza…