Chi, come me è, come si dice oggi, diversamente giovane e ha avuto la fortuna di viaggiare e conoscere, ama spesso abbandonarsi ai bei ricordi che affiorano di tanto in tanto e riempiono il cuore di dolcezza e felice serenità. Dopo un anno di attesa e paura, mentre tutto è cambiato e il mondo stenta a trovare la giusta via per lasciare alle spalle le incertezze che albergano in ognuno di noi, sono proprio quei “bei ricordi” che fanno bene al cuore e ci danno la forza di credere che, in qualche modo, ritroveremo la luce in fondo al tunnel.
Sembrerà semplicistico, infantile e un po’ banale, ma tutta la neve che è caduta immacolando le nostre Alpi, mi ha portato indietro alle mie vacanze invernali, quando ancora giovani potevamo godere degli spazi ,ma anche del piacere della socialità, spesso accalcati nei punti di ritrovo, gomito a gomito nei rifugi alpini, stanchi e arrossati dal freddo e dalla neve.
Altre volte, soprattutto la sera, ci trovavamo con gli amici abituali nei locali dove si potevano apprezzare non solo i piatti tipici del posto, ma anche la semplice raffinatezza degli arredi e della bella tavola apparecchiata in tovaglie candidissime e inamidate di lino bianco. Un candeliere, i fiori, i piatti che ripetono i motivi altoatesini, il buon vino e i dolci prelibati la cui bontà riempie la bocca e ti porta indietro nel tempo. La semplice eleganza di certi menu, ha sempre fatto la differenza in qualsiasi posto siamo, o in montagna o al mare.
Bene, in questo abbandono di ricordi, uno fra tutti solletica le papille gustative : la crema catalana della signora Lina.
Per correttezza non oso aggiungere di più, ma il suo piccolissimo ristorante assieme ad altri in cui il sapore di buono si accompagnava all’odore del pulito, alla vista del curato, all’attenzione elegante, è stato per vari anni il tempio corteggiato di molti ospiti ampezzani, che non sempre riuscivano ad aggiudicarsi un tavolo.
Noi eravamo quasi di casa e mai il signor Franco, marito di Lina, ci lasciava delusi.
Oggi, come purtroppo spesso succede questa splendida coppia non c’è più, così come è sparito quel meraviglioso e minuscolo locale anche se certi sapori permangono in noi e li assaporiamo ancora ,seppur nel solo ricordo.
Per 6 persone
Un consiglio la crema va cotta in Pyrex o in ceramica da forno e assolutamente non in metallo.
Per prima cosa bisogna lavorare lo zucchero con le uova ma non troppo.
A parte, scaldare la panna e il latte e, appena tiepidi, unirli al composto accuratamente. Poi filtrare con un passino la crema ottenuta e versarla in una pirofila. Ora la crema va cotta in forno moderato a 170/180° per 1 /1,10 h ma a bagnomaria fin quando non si rassoda. La cottura a bagnomaria deve essere fatta mettendo la pirofila con la crema in un altro tegame più ampio dove avrete messo l’acqua che deve arrivare fino quasi al bordo della pirofila. Attenzione: il fondo della pirofila non deve stare a contatto diretto con il fondo dell’altro tegame che contiene l’acqua ma deve essere separato da un canovaccio o da un po’ di granella in modo che tra i due fondi circoli l’acqua. Questo per evitare che la crema abbia il sapore di un omelette e ciò rovinerebbe il dolce. Attenzione alla cottura che è giusta quando la crema si è quasi rassodata. A questo punto si toglie dal forno e si lascia raffreddare senza sformare. Quando sarà ben ferma mettere in frigo.
Mezz’ora prima di mandarla in tavola, cospargere la superficie con zucchero di canna, quindi passare la pirofila sotto il grill caldo per qualche minuto per fare caramellare lo zucchero. La crema va servita nella pirofila in cui è stata cotta o volendo va già preparata in piccole pirofile monoporzioni.
Un consiglio come diceva la signora Lina: la crema si cuoce in forno, Si rafferma fuori, si solidifica in frigo.
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