Museo Narrante del Cibo, un'idea da sviluppare!

Creare il primo Museo Narrante del Cibo in Italia, un’opportunità unica e stimolante. Di seguito esponiamo le linee guida di un progetto che vogliamo costruire insieme a produttori, professionisti del settore della comunicazione, della cultura e tutti i nostri appassionati Fan di Mondo Mangiare. Pertanto, via con commenti, giudizi, suggerimenti, che potete lasciare in calce all’articolo o inviando una mail a: info@cudriec.com.

Nutrirsi è un bisogno primario, mangiare un “atto sociale”.

Mangiare un atto sociale (photo credit: salentocucina)

Ecco vogliamo partire da questo assunto per spiegare cosa abbiamo in testa. Ci si nutre per fame. Si mangia per piacere. Mentre per nutrirsi potrebbero bastare semplici “sostanze” (i fantomatici “nutrienti”, tanto amati della scienza nutrizionista), per mangiare occorre disporre del “CIBO“.

Il cibo è pertanto qualcosa che va oltre la semplice “nutrizione”, è si nutrimento ma è anche (soprattutto) conoscenza, tradizione, piacere, convivialità, socialità. Il cibo è cultura.

I ribelli del Bitto Storico filtrano la pasta di formaggio con un telo di lino

Riportiamo alcuni stralci di un interessantissimo articolo apparso su Artisanpost, il blog del nostro Direttore Giampaolo Sodano, a firma dell’amico Aldo Di Russo, uno dei maggiori esperti mondiali di “Musei Narranti”:

” […] mettiamocelo in testa, se “mangiare” può essere l’origine di infiniti racconti, è contemporaneamente un racconto in sé che rappresenta ed esemplifica uno spaccato della nostra civiltà. Non mi fraintendete, non sto dicendo di raccontarci le ricette o come si compone un piatto, per questo basta e avanza la noia televisiva. Sto proponendo di vedere la storia dell’uomo da un punto di vista insolito.

Piazza Armerina (Enna) – Mosaico dell’Ambulacro della Grande Caccia (photo credit: italia.it)

L’agricoltura, per esempio, è un racconto. Prima l’uomo raccoglieva quello che cadeva per terra, lo strappava dagli alberi muovendosi continuamente per cercare nuova sussistenza e climi migliori dove vivere. Si fa presto a dire poi si è messo a coltivare, una parola! Per coltivare qualcosa bisogna innanzi tutto stare fermi nello stesso posto per aspettare che cresca quello che si è seminato, e già questo era contrario delle abitudini dei nostri antenati, bisogna decidere di vivere in comunità, bisogna dividere il lavoro da fare e attribuire compiti diversi a ciascuno, bisogna organizzare, bisogna provare, sbagliare, memorizzare, comunicare a qualcun altro quello che si è scoperto riuscendo o sbagliando. Eccola la parola magica: scoprire. L’uomo ha cominciato a scoprire e non ha mai smesso di farlo. L’agricoltura non è un passo nella storia dell’uomo, è una rivoluzione copernicana nel modo di concepire la vita sulla terra e un pezzo determinante nella evoluzione dell’uomo, contiene in sé quel po’ di necessità di pensiero astratto che ha fatto poi la differenza con le altre specie animali. Vista oggi, è anche un modo per rappresentare i modi della nostra civiltà e della nostra memoria collettiva. La memoria sovverte qualsiasi aspettativa, è rivoluzionaria, la memoria. Chi ricorda lo fa camminando all’indietro, e camminare all’indietro a volte conviene. Si parte da ciò che è più vicino per risalire verso le cose lontane. […]

Ulisse incontra Laerte, Odissea (photo credit: alibionline)

Ulisse si incammina per incontrare il vecchio padre, Laerte, ritiratosi in campagna nel suo dolore di genitore e di re. Lo vede, curvo e mal vestito, appesantito dall’età e dal dolore, lo vede piangere a dirotto. Solo allora mosso a compassione fa il grande passo e si rivela. L’aspetto, il tempo, l’età, ha cambiato entrambi, e poi non è facile per uno sconosciuto farsi passare per il nuovo legittimo re, troppo facile. Lo deve convincere, dopo tante sofferenze il sospetto è legittimo. Noi lettori moderni ci chiederemo: ma come fa un padre a non riconoscere il figlio, basterebbe uno sguardo, l’odore, un suono. No, tutte cose troppo terrene e troppo vicine, buone forse nella realtà, ma non in un racconto. In un racconto il solo presente non basta. Omero opera una geniale invenzione da grande regista: Ulisse, per farsi riconoscere, racconta al padre come da piccolo gli fu insegnato proprio da lui a piantare peri, meli, fichi e vite per ottenere filari ricchi e rigogliosi.

Fanciullo io ti seguia con ineguali / Passi per l’orto, e or questo arbore, or quello / Chiedeati; e tu, come andavam tra loro, / Mi dicevi di lor l’indole, e il nome.

Solo allora Laerte lo riconosce e lo abbraccia. Capite il genio? Il padre riconosce il figlio attraverso il sapere che gli ha trasmesso. La conoscenza fa prendere coscienza di sé, e quella conoscenza era legata ai segreti dell’agricoltura, alla sussistenza, certo, ma alla ritualità. E’ l’ultimo libro dell’Odissea, ma non gli ultimi versi. La pace è tornata nel regno e Ulisse ordina sia preparata una cena. Questo il finale dell’Odissea. Il racconto di tutti i racconti finisce a tavola. Ve lo ricordavate? […]

La nascita e lo sviluppo della città medioevale, il disboscamento forzato ai limiti delle cinte urbane, così ben rappresentato nei grandi affreschi da Lorenzetti a Benozzo Gozzoli, hanno creato campi da coltivare, legna da ardere e materiale da costruzione. La popolazione urbana aumentava e si concentrava all’interno delle mura, serviva più cibo, un diverso modo di coltivarlo e di allevarlo, di venderlo nei mercati, di celebrarlo gridandone le qualità più forte degli altri per far arrivare alle orecchie un profumo prima del sapore. Proprio quello che venne in mente 700 anni dopo a Raffaele Viviani quando scrisse uno dei suoi capolavori senza testo, utilizzando solo le grida dei venditori di cibo nella stazione marittima di Napoli. Migranti. Ancora uomini che partono, memorie che si intrecciano, storie da preservare. Sarebbe il caso che qualcuno cominciasse, istituzionalmente, a raccogliere e a rilanciare tutti questi racconti e a costruire nuove forme di racconto a partire da quelle tradizionali, sarebbe un modo diverso di metterci di fronte ai modi della evoluzione della nostra civiltà.

Quello a cui penso è un museo in senso etimologico, alla casa di una musa, che sia un luogo da visitare, da vivere, e che al tempo stesso raccolga, coltivi, allevi ingredienti e cucini storie da servire in modo digeribile, soddisfacente e nutriente. Cibo per la mente, insomma che sia aggregazione di piccole realtà locali dove queste storie sono nate e dove si conservano con maggiore facilità.  I luoghi ed i modi del mangiare sono da sempre legati alle pause, ai momenti di meditazione, allo stare insieme. Parafrasando Focault: al sapere, al piacere, alla cura di sé. In modo particolare questo è vero in tutto il mediterraneo, patria di un modo di mangiare oggi patrimonio dell’umanità”. […]

Mangiare bene, mangiare sano (photo credit: food24.ilsole24ore)
Museo Narrante del Cibo, un’idea da sviluppare!

Non ci sarebbe bisogno d’altro. Aldo Di Russo, con grande capacità dialettica, unita alla sua straordinaria “visione” (“vision”, la chiamerebbero oggi i manager rampanti) ha esposto in modo mirabile l’idea. Da dove nasce, come si svilupparla, come renderla fruibile, interessante e, perchè no, economicamente “appetibile” (tanto per restare in tema 😉  ).

Turismo e cibo sono elementi fondamentali dell’economia e della tutela del territorio. Il cibo, come già sottollineato in apertura, è assunto come metafora dell’esistenza perché carico di significati: crea costumi, simboli e miti, testimonia le caratteristiche delle varie epoche e delle varie società e, nel convivio e nei banchetti, esprime la natura sociale dell’uomo. Oltre a far conoscere e divulgare la storia e le tradizioni di un territorio. Il territorio, i suoi beni e le sue bellezze, ed il cibo, dunque, sono la testimonianza di una storia ricca di racconti, di sorprese, di civiltà che cambiano, di attività dell’uomo: un mondo di gusti, sapori e profumi che è necessario valorizzare con impegno, intelligenza, sensibilità.

L’Italia è tra le prime nazioni esportatrici di cultura gastronomica nel mondo, la straordinaria bellezza dei suoi siti e dei suoi luoghi, la millenaria storia delle sue pietre, il suo patrimonio agroalimentare, la ricchezza e varietà (di ricette, di materie prime, di prodotti artigianali) possono esercitare una forte attrattiva per i flussi turistici e di gourmand.

Bisogna saper raccontare al mondo questa storia e queste tradizioni, queste bellezze e questi paesaggi per far conoscere la grande ricchezza che i nostri Borghi, le aziende ed il territorio possono offrire. Da queste considerazioni trae origine la nostra idea: realizzare il primo Museo Narrante del Cibo in Italia. Il Museo Narrante è una struttura espositiva da collocarsi in un sito storico, cui restituire nuova vita e nuove opportunità, che abbia la capacità di attrarre i visitatori per la sua collocazione e per suoi contenuti. Il suo scopo è quello di informare intrattenendo. Quindi, non un Museo tradizionale di settore, quanto piuttosto un “luogo” in cui la storia delle pietre di questo straordinario e ricco territorio si intreccia con la tipicità dei suoi prodotti, con la storia degli uomini, del loro lavoro, integrata dalle bellezze naturali e paesaggistiche. Dal passato al presente, proiettati al futuro attraverso un percorso informativo e formativo, tra esperienze sensoriali, profumi e sapori. I prodotti audiovisivi e multimediali del Museo Narrante sono caratterizzati da un’alta e sofisticata tecnologia. Il visitatore si trova al centro di un “territorio raccontato” per immagini, suoni e profumi, viene coinvolto attraverso percorsi di filiera, incuriosito attraverso luoghi, siti, eventi, aspetti inediti. I racconti si snodano attraverso filmati, ricostruzioni  tridimensionali,  videoinstallazioni,  effetti  sonori  e pannelli illustrativi, che accompagnano il visitatore lungo il percorso di visita, restituendo  tutta la complessità e tipicità di un territorio, in un momento di divertimento e relax.

Museo Narrante “Il Mondo di Federico II” – Lagopesole (progettazione e supervisione: Aldo Di Russo)

Come è costume dei più grandi Musei del mondo, anche il nostro Museo Narrante sarà dotato di un ampio spazio dedicato alle degustazioni ed allo shopping di: prodotti tipici dell’artigianato enogastronomico, pubblicazioni storico-culturali, libri e video, materiale promozionale. Oltre ad uno spazio informativo sugli eventi, le fiere, le mostre, ma anche sugli itinerari enogastronomici, le strade dei prodotti tipici, quelle spirituali o a carattere naturalistico.

Insomma questa è la nostra idea! Tu che ne pensi? Enti pubblici, amministrazioni locali, investitori privati, produttori, professionisti o semplici appassionati di cibo, fatevi sotto! 

Aspettiamo commenti, giudizi, suggerimenti, che potete lasciare in calce all’articolo o inviando una mail a: info@cudriec.com.

Insieme ce la possiamo fare, Grazie!

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Alessandro Angelelli

Innovation Analysis & Marketing Manager | Direttore di Moondo | Ti supporto nell'implementare l'innovazione digitale in azienda.

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