Pasta al glifosato, il veleno che mangiamo ogni giorno. Pericolo reale o allarmismo?
Ultimamente, la pasta di grano duro prodotta in Italia è stata sul banco degli imputati. Il motivo? Per la presenza di glifosato nel grano, ovvero il diserbante più utilizzato al mondo e usato per i cereali anche nel nostro Paese, fino a un anno fa.
Il glifosato è un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. Lo troviamo in quantità infinitesimali in molti alimenti, anche ottenuti con il 100% di materie prime italiane, e anche nelle acque di irrigazione.
Cerchiamo di capire la polemica sull’allarme lanciato che vede imputate, in particolare, sotto aziende italiane produttrici di pasta (Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia). Si tratta di un pericolo reale o di puro allarmismo?
Tutto nasce nel momento in cui Grano Salus, Associazione di produttori di grano e consumatori, ha effettuato alcune analisi di laboratorio. Da esse si evinceva che in tutte le marche di pasta sono presenti pesticidi (Don, Glifosate e Cadmio) entro i limiti di legge per gli adulti. Ma in due marche di spaghetti (Divella e La Molisana) erano superati i limiti di legge per la tutela della salute dei bambini. Inoltre, era confermata l’attività di miscelazione tra grani esteri e nazionali, oltre all’assenza di piombo.
L’accusa: la coopresenza di Don, Glifosate e Cadmio negli spaghetti Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia. Inoltre, un’attività di miscelazione tra grani esteri contaminati e grani nazionali privi di contaminazione, vietata dai regolamenti comunitari.
I produttori italiani di pasta usano grano estero perché più ricco di glutine. Questo aspetto non è benefico per chi mangia la pasta. Ma lo è per le industrie, perché più glutine c’è e più sono bassi i costi di lavorazione ed essiccazione. Il primo paese da cui viene importato il grano è il Canada, località in cui, a causa del suo clima, è indispensabile usare il glifosato per far seccare il grano per poi poterlo raccogliere.
Non ci sono intenzioni da parte delle industrie produttrici di usare più grano italiano, perché i valori di glifosato sono comunque bassi e non fanno male. Essi sostengono che:
“Solo considerando il glifosato, nella misura trovata dalle analisi di Grano Salus, non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie. Neppure mangiando 300 kg di pasta al giorno: oltre 20 volte la pasta che consumiamo in media in un anno. Esistono leggi a tutela dei cittadini e le analisi si dovrebbero fare per scoprire chi supera i limiti imposti dalle legge. Non per fare un processo mediatico a chi invece produce nel pieno rispetto delle norme. L’EFSA stabilisce limiti precauzionali molto restrittivi, addirittura 100 volte inferiori al livello più basso al di sotto del quale non si hanno riscontri di effetti negativi”.
Il 30 ottobre Report ma mandato in onda “Che Spiga”, un servizio sui metodi di produzione del grano utilizzato per produrre le farine con le quali viene fatta anche, ma non solo, la pasta made in Italy. Il problema principale dell’inchiesta di Report è il glifosato, l’erbicida prodotto dalla Monsanto che viene usato in Italia e all’estero per diserbare i raccolti. Un servizio che ha focalizzato l’attenzione sul problema attraverso interviste svolte dal giornalista inviato in Canada che ha proposto immagini molto efficaci, creando molta confusione e allarmismo.
Vengono poi presentati i risultati delle analisi sul glifosato fatte in laboratorio su 6 campioni di pasta italiana (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco). Prima di leggere i risultati il conduttore precisa che il glifosato è stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge” e poi conclude dicendo che “bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa!”.
“Ma se la situazione è questa, di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno”. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto.
Al di la del reale pericolo o meno, il nostro consiglio è quello di preferire sempre prodotti biologici, da acquistare dal piccolo produttore di fiducia.
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