Italia e Spagna sono i Paesi che hanno risentito di più del clima anomalo, mentre Grecia e Tunisia mantengono i loro livelli di produzione. Le vere sorprese vengono dal Marocco e dal Portogallo, ma soprattutto dalla Turchia che vedono aumentare in modo significativo le loro produzioni.
Abbiamo chiesto a Giampaolo Sodano, Mastro Oleario, di delinearci come sarà la raccolta 2017 e conseguentemente cosa aspettarsi dalla produzione di olio extravergine d’oliva. “In Italia è il centro nord ad aver sofferto maggiormente le condizioni climatiche negative. Il sud ne ha risentito meno: ottima performance in Sicilia che dopo la scorsa annata difficile è in netta ripresa così come la Calabria. Molto male tutto il centro Italia con le flessioni produttive più importanti sulle regioni tirreniche: Toscana, Lazio e Campania. Lieve ripresa, dopo l’annata disastrosa, per l’Abruzzo, mentre sarà ancora difficile l’annata nelle Marche. Situazione complicata anche per la Sardegna mentre sarà discreta la raccolta in Liguria, con una produzione in lieve crescita rispetto all’anno scorso, mentre è scarsa sul lago di Garda”. Queste le previsioni di Sodano, a pochi giorni dall’inizio della raccolta 2017.
Intanto il bollettino ufficiale della regione Puglia del 31 agosto ha pubblicato l’elenco dei Mastri Oleari iscritti nell’albo professionale, istituito con legge 24 marzo 2014 n.9. La professione del frantoiano è cambiata in modo significativo nell’ultimo decennio, per cui il suo ruolo non è più quello di muto spettatore che sovraintende ad un processo di estrazione i cui esiti sono spesso ignoti, né quello di un operaio addetto a un lavoro esclusivamente manuale.
Oggi la moderna impresa olearia ha bisogno di un frantoiano artefice del suo prodotto, di un mastro oleario che esercita una professionalità creativa sulla base di un complesso di conoscenze per ottenere il miglior olio possibile, considerando la qualità della materia prima, nell’ambito di un territorio ben preciso, nel rispetto di una tradizione e soprattutto con uno sguardo verso le nuove tendenze del mercato.
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Nell’attuale mondo dell’olio il progetto/processo di produzione di un extravergine inizia dalla valutazione della materia prima, o prima ancora dalla fase di sviluppo del frutto alla scelta dell’epoca di raccolta, elementi nodali ai fini della definizione delle caratteristiche del prodotto e del raggiungimento degli obiettivi prefissati. L’olio dalle olive è un progetto ben preciso ed è il risultato dell’interazione tra le macchine e la materia prima, ma soprattutto la competenza e la professionalità del mastro oleario.
Ma cosa si intende per “frantoio”? E qual è la differenza tra una frangitura artigianale ed una industriale? Innanzitutto diciamo che non esiste una definizione giuridica di frantoio: nel linguaggio comune è il luogo dove vengono frante, cioè schiacciate le olive per ottenere l’olio. Ma ovviamente la differenza è tutta nel prodotto finale, il prodotto artigiano, l’olio di un frantoio artigiano è concorrente a quello industriale.
La competitività del prodotto non avviene con riferimento al prezzo ma alle caratteristiche del prodotto stesso, specificamente legato alle scelte del produttore, ed alle sue caratteristiche specifiche, oltre naturalmente a quelle richieste dalle norme italiane e dalla comunità europea.
La differenza tra un olio e l’altro non è facilmente percettibile da parte del consumatore in base alle indicazioni contenute in etichetta, molto sommarie. Anche se l’indicazione della produzione e dell’imbottigliamento da parte di un’impresa artigiana dovrebbero essere un indicatore sufficiente per orientare la scelta. Insomma il sapore e l’odore di un olio di frantoio artigiano è immediatamente percettibile, basta aprirne una bottiglia e confrontarlo con una di produzione industriale, una volta assaggiato non si torna più indietro.
Le indicazioni qualitative, che portano ad emergere il prodotto artigiano, per l’olio come per altri prodotti, sembrano sempre più destinate a riempire un vuoto, nell’interesse del consumatore, che dovrebbe avere diretta informazione dell’essere o meno, l’olio che si accinge ad acquistare, prodotto e imbottigliato da un frantoio o da altre diverse aziende.
Solo quando ciò sarà chiaramente possibile sarà realizzata l’indispensabile condizione per la permanenza sul mercato delle imprese artigiane olearie, condizione essenziale tra l’altro affinché le olive prodotte in Italia continuino ad avere un prezzo remunerativo per gli agricoltori, non schiacciati dalla minaccia di approvvigionamento dell’olio in altri Paesi ed immessi sul mercato nazionale, magari dopo una “ritoccatina” sapiente.
È un pericolo che è opportuno evitare: l’Italia senza gli ulivi e senza i frantoi, che sono il necessario completamento, sarebbe un altro Paese. Certamente non migliore (e non solo sotto il profilo paesaggistico) di quello attuale.
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