Dopo esser stati tutti allenatori, ora siamo tutti Chef. Ma intanto lo chef, quello vero, non regge più il giudizio della “Guida”! Dopo il caso di Marchesi, di Donatella Vogogna in Italia, Sebastien Bras in Francia, ora anche in Germania quattro cuochi fuggono dall’ansia del “giudizio” ad ogni costo.
Italiani “popolo di poeti di artisti di eroi, di santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori”. Ma anche di allenatori e, ultimamente, soprattutto di chef. Ma Grandi Chef, siamo tutti diventati chef stellati. Giudichiamo tutto, e con una ferocia senza pari.
Roba che invitare a cena un amico mette uno stato ansiogeno per tre giorni, prima e dopo.
Invitare la suocera a cena, invece, porta direttamente al divorzio. Insieme alla cena, per dessert, servite pure i fogli da firmare per la separazione consensuale. Se la cena è stata “discreta” te la cavi. Se ” ‘sta cena che hai preparato per mia madre faceva veramente cagare…” allora niente. Butta tutto, avanzi della cena e fogli, e corri da un bravo avvocato!
Ma tranquilli, sembra proprio che lo stress da “prestazione” ai fornelli non tocchi solo voi. Cresce infatti negli ultimi anni il numero dei grandi chef che stanno via via rifiutando il giudizio della “Guida”. Siano Stelle Michelin, Forchette del Gambero Rosso, o Cappelli de L’Espresso, i grandi chef sembrano sempre più intenzionati ad abbandonare l’ansia da “giudizio universale”.
Ma andiamo per gradi e conosciamo meglio le Guide:
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Agguantare stelle, cappelli e forchette ha un prezzo. Qual è? Secondo l’inchiesta di Bernardo Iovene, realizzata per la trasmissione Report, dietro il fantastico mondo della cucina c’è in realtà un gioco delle parti e un intreccio promiscuo tra cuochi, fornitori e critici delle più prestigiose guide. “Un indotto che porta soldi e notorietà a pochi e che crea un sogno: soltanto nel 2016 sono stati circa duecentomila i ragazzi che hanno frequentato gli istituti professionali alberghieri, il 21% in più rispetto al 2010. L’altra faccia della medaglia ci mostra un mestiere che non ha tutela sindacale, dove il doppio turno è la regola, e dove la metà dello stipendio è in nero”.
Ed allora tanti, sempre più, sono gli chef che si sottraggono al giudizio della “Guida”. Per “stress”, questa la motivazione ufficiale, ma a noi un dubbio viene. Che si voglia uscire da un giro che è diventato solo immagine, business e sempre meno qualità e passione? Ci vorrebbe uno chef, stellato, forchettato, o incappellato, che abbia voglia di raccontarci come stanno realmente le cose. Noi siamo qui… fatevi avanti, e abbasso lo stress!
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