La Colazione di Pasqua è una vera e propria festa del gusto e, anche la tavola, ne acquisisce un tocco artistico. Compaiono le uova dipinte, i coniglietti al cioccolato e i pulcinetti in miniatura, i segnaposto più impensati e i rami di ulivo che penzolano dai centro-tavola. La soavità è di casa.
La colazione di Pasqua che si mangia a casa mia è quella della tradizione marchigiana.
Mia nonna era solita preparare la frittata con la mentuccia, leggermente rivisitata. Negli anni, infatti, aveva aggiunto un cucchiaio di ricotta, diceva per renderla più morbida. E allora si parte da quella, anche se, per via della neve, quest’anno la mentuccia si è quasi del tutto ritirata.
Qualche volta, quando non si ritrovava la mentuccia, nonna era solita sostituirla con le cipolle oppure con le spezie. Ho sia le cipolle che la salvia, il rosmarino e la menta, potrei fare una delle due o entrambe.
Una volta deciso che frittata mettere in tavola, non possono mancare d’apertura il salame e le uova sode che abbino sempre con la pizza dolce, in una sorta di panettone gastronomico, perché mi piace molto il contrasto tra dolce e salato.
E non può mancare la pizza col cacio, la famosa Crescia che, tra tutte le cose che si mangiano a Pasqua è quella più interessante, se preparata bene. La ricetta tradizionale parla di pezzi di pecorino interi, pancetta e ben quaranta uova, una per ogni giorno di Quaresima. La si può mangiare da sola, per sentire tutto il profumo del pepe che sale nelle narici, oppure accompagnarla con della lonza o con del ciuscolo (il salame spalmabile delle Marche con marchio I.G.P.) per tondeggiare il sapore.
Quindi si stende una tovaglia ricamata e si posizionano queste prime golose sorprese. Io amo tantissimo aggiungere un rametto d’albero con le uova colorate al centro tavola e, vicino a ogni bicchiere o tazzina, sparpaglio sempre qualche cioccolatino o confetto ripieno.
Stappo una bottiglia di vino e, subito ne assaggio un sorso, poi lo verso nei bicchieri, gli lascio prendere vita. Subito seguono le specialità dolci: qualche volta si fanno i Piconi, che sono dei ravioli con la ricotta cotti al forno, altre volte le Strozzose, delle ciambelle al profumo di mistrà, le preferite di nonna.
Abbiamo sempre saltato la coratella invece non manca mai la crostata con la ricotta che prepara mia madre. Un profumo di vaniglia, alchermes e mistrà si espande acquietando l’aria e per una volta l’anno possiamo anche non avere i soliti sensi di colpa!
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