Venezia 10 Piatti tipici a meno di 20 Euro? Impossibile! Ed invece è possibile, è buono, è assolutamente da provare!
Venezia è città romantica. Di amore e matrimoni.
Venezia è città di maschere. Quelle del Carnevale e quelle del cinema.
Città per viaggiatori senza mappa, persi tra le sue calle, nei suoi vicoli, tra i quartieri popolari e i cliché per turisti. Venezia è acqua e gondole. È ponti e sospiri; di innamorati o di prigionieri, in un confine molto labile tra gli uni e gli altri. Il lusso degli alberghi e la fastosità dei suoi palazzi, lasciano presto il posto ai sestieri dei veneziani, tra bacari e cicchetti.
Venezia è ponte di civiltà. Lo è stata in passato, con i suoi mercanti e i navigatori instancabili. Lo è stata con Marco Polo e la sua esplorazione lungo la via della seta. E poi il suo legame inscindibile con Istanbul, con il Medio Oriente, tra quei profumi esotici e una babele chiassosa di lingue. Patria di Goldoni e Casanova, di Tintoretto e Vivaldi, poteva questa città rimanere insensibile alle contaminazioni che l’hanno attraversata, fino a permearla nel profondo? Non poteva e non può.
D’altronde è qui che nasce il primo mercato d’Europa. Il mercato di Rialto fu insediato nell’omonimo sestiere nel 1097. Luogo di scambi internazionali, amalgama di mercanti, banche e negozi; di macellerie e pescherie che dalla metà del Cinquecento lo contrassegnano in maniera permanente. E anche oggi, seppur ridimensionato nella sua valenza internazionale, il mercato di Rialto continua ad essere punto di riferimento per i Veneziani e i tanti turisti alla ricerca di calore e tipicità locali. Ed è da qui che partiamo alla scoperta di Venezia 10 piatti tipici, a meno di 20 euro. Il bello e il buono della gastronomia veneziana passa da qui. I prodotti lagunari fanno mostra di sé già dalle primissime ore del mattino e preparare i piatti tipici veneziani non può prescindere dal fare tappa al mercato di Rialto. Qui si trovano le sarde da fare in saor, ricetta antica della Venezia marinara, cibo dei lunghi viaggi in mare per i naviganti della Serenissima.
Dapprima fritte, le sarde in saor vengono stratificate e lasciate macerare anche giorni in un composto di cipolle, pinoli e uvetta “cotti” a fuoco moderato con olio aceto zucchero. La presenza dell’aceto e dello zucchero ne permette la conservazione anche per lunghi periodi e per questo non mancavano mai nella stiva di una nave battente bandiera del leone alato. Gustarle senza spendere una fortuna? Da Cicheteria Venexiana da Luca e Fred, o nella famosa e affollata Alla Vedova, nello storico quartiere di Cannaregio.
Altra tipicità lagunare sono le moéche frite. Si tratta di piccoli granchi verdi che vengono “raccolti” all’apice della fase di muta, quando perdono il carapace e prima che se ne formi un altro più grande. La preziosità di questo piatto sta nel fatto che la fase di muta dura solo poche ore, generalmente in Primavera, quando l’acqua si fa più tiepida. Certo, la preparazione delle moleche prevede che questi granchi, ancora vivi, si nutrano dell’uovo sbattuto in cui vengono immersi fino a soffocarne, prima di essere fritte. Sono imperdibili quelli dell’Osteria Da Fiore, nel Sestiere San Marco, famosa anche per il fegato alla veneziana.
Ancora laguna e ancora piatti storici. Come le Seppie al nero o l’anguilla al forno, a Venezia conosciuta come Bisato sull’ara, perché anticamente i vetrai di Murano la cuocevano nelle are, i forni delle loro vetrerie. Una ricetta semplice, che prevede una cottura al forno dell’anguilla fatta a pezzi e cotta con alloro e limone. Il suo optimum è servirla con polenta calda, esattamente come le seppie al nero. E per quest’ultime la sosta è d’obbligo all’Osteria Al Portego, in Sestiere Castello. D’altronde la polenta è essa stessa una tipicità della città dei canali.
Ma parlando di Venezia, chi non conosce risi e bisi? Nella migliore tradizione veneta, questo risotto di Vialone è preparato con piselli freschissimi e un brodo di carne ( in cui i puristi hanno precedentemente fatto sbollentare i baccelli vuoti dei piselli per conferirgli il caratteristico colore verdognolo). Un piatto della tradizione, immancabile sulle tavole dei veneziani il 25 Aprile, durante la festa in ricordo dell’immolazione di San Marco. Il Doge era solito salutare i Veneziani dal balcone di Palazzo Ducale, con in mano un piatto di risi e bisi, almeno fino al 1700. Al grido di “risi, bisi e fragole” gli ortolani del mercato di Rialto salutavano la polizia austriaca durante l’occupazione del XIX secolo; i colori verde bianco e rosso rappresentavano infatti il simbolo patriottico del tricolore italiano con cui schernire gli Austriaci.
Da lontano invece arriva il baccalà mantecato frutto degli scambi commerciali con il Mar Baltico. Ma attenzione, perché quello che a Venezia si chiama baccalà, in realtà è lo stoccafisso norvegese, bollito in acqua e poi ridotto a mousse con abbondante olio EVO. Come viene servito? Sui crostini o, ancor meglio, sull’immancabile polenta veneziana. Dove consigliare uno dei migliori? In sestiere Castello c’è l‘Antica Trattoria Bandierette, osteria e chicheteria fondata nel 1958; da loro il venerdì il baccalà è mantecato come una volta e anche da asporto. Oppure ci si può spostare in sestiere Cannaregio e fermarsi da El Sberlefo.
La polenta è il filo conduttore anche in poenta e schie, dove accoglie i piccoli gamberi di laguna fritti. Ma Venezia è anche carne: dal classico fegato alla veneziana, quello di vitello cotto con le cipolle bianche, alla pastissada de manzo, un piatto di carne marinata nel vino e insaporita con cannella e chiodi di garofano.
Contorni tipici a Venezia? I castraore impanati, i tipici carciofi violetti di Sant’Erasmo, l’isola dove vengono coltivati e da cui hanno mutuato il nome. La particolarità di questo carciofo dal colore intenso è data dal terreno argilloso su cui cresce, dalla forte componente salina e dal drenaggio sostenuto, che ne conferiscono sapore e intensità. Oggi il carciofo violetto di sant’Erasmo è Presidio Slow Food. Recatevi a Cantina Do Spade, nello storico sestiere San Polo, se volete gustarlo nella sua versione fritta.
Ma ricordate che la parola d’ordine entrando in tutti i bacari veneziani è “ombra”, quella dei vini nei bicchieri. Perché a Venezia, come in tutto il Veneto, è impossibile mangiare senza accompagnare il pasto (pantagruelico o cicheto che sia) con del buon vino regionale. Tanta la produzione e la diversificazione. Ma mi piace suggerire tre proposte di Amarone della Valpolicella, perché, tra i vini che meno gradisco, mi è costato molto trovarne tre che mi hanno affascinato il palato:
di Tamara Gori
Facilissimo da fare e gustoso da assaporare, il burro aromatizzato è quell'elemento fantasioso da aggiungere alle vostre…
Il mercato online dei vini e dei liquori in Italia si sta dimostrando il protagonista di una…
La combinazione di buon cibo e musica dal vivo è un'esperienza che coinvolge tutti i…
Per poter realizzare una torta di compleanno è fondamentale rispettare due requisiti: creatività e fantasia;…
In questo articolo potrei parlarvi di un posto bellissimo, Tignale sul lago di Garda, di…
Iniziare una dieta non significa privarsi completamente dei piaceri dolci, ma piuttosto scegliere con intelligenza…