“After the storm the beach is never the same”.
E’ questo il pensiero di Dan Wheeldon, Head of Strategy di Adglow, società che si occupa di consulenza e di social advertising. Dopo la tempesta troveremo una spiaggia diversa e nuovi orizzonti, ci lasceremo alle spalle la vulnerabilità e le criticità svelate dall’uragano Covid di un sistema economico già in affanno.
Sarà un risveglio globale che cambierà molte abitudini per sempre e il settore della distribuzione sarà fortemente interessato da questi venti di cambiamento.
L’urto della Pandemia ha messo a dura prova la tenuta del sistema, ma durante la prima fase dell’emergenza sanitaria, la Grande Distribuzione e le strutture di supporto hanno dimostrato nell’immediato una buona capacità di adattamento, riuscendo a soddisfare la richiesta di tanti consumatori che per la prima volta si sono avvicinati a nuove dinamiche di acquisto.
La volontà di adeguarsi rapidamente al un nuovo contesto emergenziale ha portato tutti a rivedere in tempi rapidi la proposta commerciale per rispondere alle esigenze di un consumatore limitato negli spostamenti e molte volte in preda al panico da Coronavirus.
Esselunga per esempio, che già nel 2019 deteneva circa il 50% del mercato grocery online, come riporta Tuttotech, a inizio Pandemia ha dichiarato di voler testare l’uso dell’App Ufirst per la riduzione del tempo d’attesa nei negozi fisici, nonché di lanciare un nuovo servizio “Prenota e Ritira” in 18 negozi per l’acquisto di soli prodotti essenziali.
Nel primo caso si tratta di un’ applicazione che permette di prenotare il proprio posto in una coda virtuale, così da evitare di dover attendere il proprio turno all’ingresso del negozio.
Nel caso di “Prenota e Ritira” si tratta di un servizio complementare al “Clicca e Vai” nato per offrire ai clienti un modo in più e più veloce per fare la spesa ai tempi del Coronavirus.
Carrefour invece il 6 aprile ha presentato “Gli Essenziali”, 6 kit che offrono un’ampia scelta di prodotti non freschi acquistabili online con consegna gratuita in tutta Italia entro 4 giorni dall’ordine, tra cui anche box dedicati all’igiene della casa e della persona.
Secondo uno studio Nielsen le vendite della GDO hanno avuto un’impennata a partire dalla settimana tra lunedì 17 e domenica 23 febbraio, in particolare nei supermercati (+8,69%), negli ipermercati (+8,61%) e nei discount (+8,28%) del Nord Italia. Gli acquisti sono aumentati per via di due effetti: lo “stock”, che ha portato all’aumento degli acquisti di prodotti alimentari a lunga conservazione, quali riso (+33%), pasta (+25%), sughi e salse (+19%) e “prevenzione e salute”, che ha portato all’aumento delle vendite delle categorie della cura persona, come il comparto parafarmaceutico (+112%) e quello dell’igiene personale (+15%).
Dati dai quali traspare l’apprensione del consumatore per l’eventualità di una quarantena.
Dopo l’8 marzo 2020, le vendite sono letteralmente esplose in tutto lo Stivale.
Allo stesso tempo però, i limiti negli spostamenti, le lunghe code nei punti vendita di grandi dimensioni e l’isolamento, hanno spinto le persone a rivalutare i negozi di quartiere, rafforzando un trend già in atto in epoca pre Covid.
I titolari di piccoli negozi alimentari, anche quelli più restii al cambiamento, spinti dalla forza degli eventi, hanno nella maggior parte dei casi reagito alla crisi attivando nuove modalità di vendita, integrando alle tecniche tradizionali, l’uso di nuove tecnologie.
Servizi di messaggistica, pagamenti rapidi via smartphone, gestione degli ordini on-line, hanno consentito loro di stare al passo con i tempi.
Alla fine dell’emergenza, resisterà chi saprà adattarsi in fretta alle nuove abitudini dei consumatori.
Il negozio fisico dovrà dunque soddisfare diverse nuove esigenze.
L’omnicanalità in primis, ovvero la commistione tra i servizi tradizionali e quelli digitali, affinché l’esperienza d’acquisto non sia solo più semplice, ma anche personalizzata in base al profilo del consumatore.
La territorialità, ovvero la possibilità di scegliere prodotti tipici del nostro Paese, preservando il valore della produzione agroalimentare italiana.
Non solo scaffali e tecnologia dunque, ma legame con la tradizione per un cliente sempre più attento alla qualità del prodotto.
E infine la capacità relazionale.
“Non credo al negozio senza personale, dove paghi con lo smartphone e perdi il valore del contatto tra cliente e assistente alla vendita” spiega Mario La Viola, direttore marketing, format, rete e sviluppo di Crai in un’intervista a GdoWeek .
“Stare in negozio deve essere facile: parlando del layout del punto di vendita, non servono 8 km di corsie dove ci si perde. Fare la spesa deve essere immediato, facile, semplice, su misura. Il negozio deve essere usufruibile e progettato in base alle persone. Sì alla tecnologia, se è utile e facilita la spesa. Oggi si insiste troppo su fattori tecnologici inutili. La tecnologia deve essere in funzione dell’esperienza e della relazione. Un esempio può essere il self check-out (casse automatiche), perché fortifica il rapporto con i clienti e li aiuta”.
Bisogna quindi consolidare quanto già fatto e gestire al meglio le opportunità future con una particolare attenzione agli indicatori di mercato e all’esperienza di questi ultimi mesi.
Fondamentale sarà porre il consumatore al centro di processi di acquisto coinvolgenti che puntino sull’emozionalità, perché tutti in fondo abbiamo un grande desiderio di sentirci parte di una comunità, virtuale o reale che sia.
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