Nei momenti di tristezza e depressione molte persone trovano rifugio nel cibo, in particolare nel cibo spazzatura. Le “schifezze” però, secondo alcuni studi, invece di essere dei sollevatori di morale peggiorano la situazione.
Nel 2012 una ricerca dell’Università di Las Palmas e di Granata, pubblicata sulla rivista Public Health Nutrition, aveva dimostrato come il consumo di junk food (cibo spazzatura) aumenti il rischio di cadere in depressione, vista la grande quantità di grassi e zuccheri che contiene. Oltre ovviamente ad aumentare il giro vita. Un pericolo riscontrato soprattutto nei single, per lo più fumatori, che superano le 45 ore di lavoro settimanali.
Un nuovo studio, portato avanti dal ricercatore alla Columbia University James E. Gangwish, è stato pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Gli alimenti ad alto indice glicemico, che aumentano la concentrazione di glucosio nel sangue, abbassano l’umore nelle donne in post menopausa, quindi intorno ai 65 anni. Lo studio ha preso in esame 70 mila signore e nessuna di loro, all’inizio del test, accusava malesseri di alcun tipo. Sono state monitorate con controlli periodici per tre anni. Quello che è emerso dalla ricerca è che chi ha abusato di zuccheri e carboidrati raffinati, (pane, biscotti, pasta, riso, ma anche frutta e cereali) è più predisposto alle malattie cardiovascolari e a stati infiammatori che a sua volta influenzano negativamente lo spirito. Mentre chi ha privilegiato fibre, verdure e prodotti integrali è meno esposto a questi disturbi.
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Laura Bellodi, psichiatra e direttrice del centro disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano, precisa che:” Nella donna in età fertile, per esempio, gli ormoni rilasciati nel ciclo mestruale esercitano una funziona positiva sull’umore. In generale si può dire che il nemico non sono gli zuccheri, ma quelli che noi mangiamo in più rispetto al nostro fabbisogno. Tutto quello che altera l’equilibrio dell’organismo ci allontana dallo stato di benessere”. Bellodi precisa che la depressione da junk food non è caratterizzata da pensieri pessimisti e da bassa autostima, ma va intesa piuttosto come un senso di spossatezza e carenza di energie.
“Solo nell’immediato – precisa la psichiatra -. Lo studio americano insiste più che altro sugli effetti nel lungo periodo. Va detto però che il legame tra l’umore e il livello di glucosio ematico è un’ipersemplificazione, perché non è immediato, ma l’ultimo anello di una catena di eventi molto più complessi. Una volta che l’organismo ingerisce gli zuccheri, questi possono essere accumulati come riserva energetica o spesi immediatamente. Se è in corso un processo infiammatorio intervengono altre sostanze che interagiscono con il metabolismo, per esempio gli ormoni dello stress, e che richiedono di bruciare più calorie”.
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