Paragonare un dipinto ad una foto di Instagram sarebbe un oltraggio: il primo è un’opera d’arte che rimane propria dell’artista; una foto può essere fatta da tutti con il minimo sforzo. Ma in fin dei conti il concetto alla base di entrambi si somigliano: immortalare cibo delizioso ed esaltarlo.
Ma mentre le nostre home di Instagram possono essere pieni di prelibatezze, la maggior parte della gente mangia cibo abbastanza regolare. La stessa cosa potrebbe accadeva anche ai tempi dei dipinti storici del cibo?
I ricercatori della Food and Brand Lab della Cornell University hanno voluto esaminare il caso. Brian Wansink, Anupama Mukund, Andrew Weislogel hanno analizzato dipinti che raffiguravano cibi tra il 1500 e il 2000. L’idea era di confrontare la frequenza con cui un oggetto poteva apparire nei dipinti con la frequenza con cui poteva apparire sul tavolo.
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Ciò che hanno scoperto è che i cibi comuni, come pollo, uova e zucca, erano raramente rappresentati nei dipinti. Invece, i molluschi spesso apparivano nei dipinti, anche quando non venivano mangiati comunemente, al contrario. In Germania, un paese che ha un piccolo tratto di costa, i molluschi apparivano nel 20% dei dipinti, forse proprio perché erano rari e prelibati.
Lo stesso vale per i limoni presenti in più della metà dei dipinti dei Paesi Bassi marinari conteneva limoni tropicali non indigeni. Le mele erano anche un soggetto preferito dai pittori, probabilmente a causa della loro forma attraente e del ricco simbolismo, essendo rappresentate il 302% più frequentemente di quanto non apparissero realmente nei pasti di famiglia.
Tutto sommato, i pittori non erano veramente interessati a offrire una rappresentazione accurata di ciò che le persone mangiavano, ed è facile capire perché. Volevano realizzare un dipinto esteticamente gradevole che potesse compiacere il mecenate che dava loro sostentamento per vivere.
In altre parole le famiglie che commissionavano i dipinti erano più interessati ad ostentare l’alta cucina, piatti esteticamente piacevoli o tecnicamente difficili per il pittore, piuttosto che rappresentare la realtà.
Una situazione molto simile a quella di oggi con le infinite foto di piatti elaborati o belli da vedere. Le persone vogliono rendere la vita più interessante e il cibo è un ottimo punto di partenza”, afferma Brian Wansink, direttore del laboratorio e autore principale dello studio. “Ma non è niente in confronto a quello che stavano facendo 500 anni fa.”
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