Oltre alle fave fresche, gradite con il pecorino, salumi, con le cipolle e accompagnate dal pane, le fave vengono fatte essiccare e poi consumate lessate o ridotte a purea. Si possono mangiare crude, lesse, oppure in umido. Da ricordare la polenta molle, un piatto primitivo, povero, che ha origine da una polenta a base di fave secche accompagnata da verdure cotte come la cicoria. Oggi vi proponiamo la minestra di fave e piselli!
La storia. Le fave provengono dall’Africa settentrionale e dalla Persia. Sono annoverate tra i legumi più antichi consumati in Europa. Ne sono la prova i resti ritrovati in Svizzera, nelle tombe egizie, negli scavi di Troia e di Creta. In Grecia, durante le elezioni dei magistrati, venivano utilizzate, chiare e scure, come schede per esprimere consenso o dissenso. I romani ne facevano largo uso, nei riti propiziatori e nei riti funebri. Un’importante famiglia romana, i Fabi, aveva assunto il nome della fava.
Pitagora le avvicinava a segni infernali, per le macchie presenti nei fiori, simbolo della presenza dei morti, simbolo di sciagura e, per contro, cibo rituale in occasione della commemorazione dei defunti. Galeno riteneva le fave molto nutrienti e le indicava come la carne del povero. Per Plinio la fava intorpidisce i sensi e provoca visioni.
Le fave sono piante annuali, appartengono alla famiglia delle leguminose, il colore è grigio-verde. Il sapore è delicato e specialmente a primavera appaiono più tenere e più dolci, più amare in altri periodi dell’anno con la polpa più farinosa e la cuticola duplicata.
Tre sono le varietà: la fava grossa, che produce semi grandi e appiattiti impiegati nella nostra tavola, la fava piccola, dai semi tondeggianti e piccoli, impiegata nella semina, la favetta, con semidi media grandezza, è utilizzata per la conservazione in scatola oppure surgelata, dopo averle sbollentate.
Per i pochi grassi e le poche calorie che contiene è ortaggio suggerito, fresco, in un’alimentazione sana e in particolare nelle diete ipocaloriche. Per contro le fave secche hanno un apporto calorico triplicato.
Alimento altamente energetico, le fave sono ricche di sali minerali, magnesio, ferro, potassio, rame e selenio, contengono fibre e carboidrati e il contenuto proteico è generoso. I semi sono ricchi di vitamine del gruppo B e di proteine in particolare l’acido ascorbico.
Se consumate crude è prezioso l’apporto della vitamina C, che aiuta ad assorbire il ferro e chi soffre di anemia.
Sono considerate un aiuto per gli sportivi, e per favorire le funzioni intestinali, in quanto contribuiscono a eliminare le tossine. Sono diuretiche e salutari per reni e apparato urinario.
Sempre fresche risultano un aiuto efficace per migliorare la concentrazione di dopamina nel cervello, grazie alla presenza di un aminoacido, la levodopa utilizzata anche nella cura del Morbo di Parkinson.
Controindicazioni. Il consumo eccessivo di fave fresche può portare al favismo, che si manifesta in persone predisposte geneticamente e portare all’anemia da fragilità dei globuli rossi. Inoltre, può portare disturbi di origine allergica.
Sul mercato si trovano fave di produzione nazionale, facilmente coltivabili e dalla ricca produzione. Provengono principalmente dalle regioni del centro sud. Sono ricercate per i gustosi semi racchiusi in baccelli di dimensioni e colori diversi a seconda delle varietà.
Quando le fave sono in fiore, ogni pazzo è in vigore.
In un tegame mettete a rosolare nell’olio caldo cipolla, prezzemolo e pancetta tagliati finemente. Aggiungete la patata fatta a pezzettini, fate amalgamare, versate il brodo, lasciate insaporire. Aggiungete le fave ed i piselli sgranati, salate, continuate la cottura per ½ ora. Ponete le fette di pane tostate al forno in una zuppiera, versate la minestra, aggiungete il pecorino grattugiato, una spolverata di peperoncino, un filo d’olio a chiudere. Servite la minestra ben calda.
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