Sapori della Mente

Tautogramma

Tautogramma, potrebbe definirsi come un fenomeno di “allitterazione iniziale”. Più semplicemente si dice tautogrammatico un testo nel quale tutte le parole che lo costituiscono iniziano con la stessa lettera.

Il primo tautogramma esteso si fa risalire a Ucbaldo di Saint-Amand (sec. IX): è l’Ecloga de calvis dedicata all’arcivescovo di Magonza Hatto (anche se qualcuno crederà che fosse rivolto all’imperatore Carlo il Calvo), in 164 versi, tutti inizianti per c:

Carmina, clarisonae, calvis cantate, Camenae,
comperies calvos columen conferre cerebro;
comperies calvos capitis curare catarrhos;
comperies calvos calcas curare catervas.
Cronica cum cancro ceditque cacexia calvo
cardia cor carpens cassatur, colica cessat […]

Basato sul criterio della ripetizione, il tautogramma produce un rilevante effetto fonico, spesso congiunto a un “effetto filastrocca”, come accade nel caso della nota storiella «Pier Paolo Parzanese, piccolo pittore palermitano, pittò parecchi palazzi per procurarsi poco pane…». Sono molteplici gli esempi, numerosissimi quelli che prediligono la lettera p.

Già nel ‘600 Gaspar Dornau scrisse una Pugna porcorum, “la battaglia dei maiali”, 250 versi tutti con parole inizianti con la p (Giovanni Pozzi, invece, data la composizione al 1530 e l’attribuisce al domenicano Leone Plaisant. Altri esercizi, sempre con la stessa lettera iniziale, si devono in tempi recenti ad Achille Campanile (una storia del “povero Piero”), a Margareth Atwood (una storia per bambini, tradotta in italiano da Mattia Diletti, che ha per protagonisti la Principessa Prunella, la Principessa Priscilla, il Principe Primario, tre gatti persiani di nome Pazienza, Prudenza e Perseveranza, e un pointer chiamato Pollice). Anche in p è il tautogramma di Guglielmo di Baskerville, il protagonista de Il nome della rosa di Umberto Eco ed è lo stesso Eco (1995) che, insieme con i suoi allievi, ha riscritto la storia di Pinocchio in forma tautogrammatica, in p, naturalmente (Pinocchio, Comix, Bologna, 1995).

La regola non poteva non colpire la gastronomia e proprio recentemente Emmanuelle Mourareau, con la sua casa editrice, le “Éditions du Pétrin”, ha lanciato una collezione di piccoli compendi in “P” riferiti a prodotti italiani. I primi due Petit Précis de gastronomie italienne della Collection italienne – Série « Petit Précis en P », entrambi datati ottobre 2014 ed entrambi di Alessandra Pierini, sono rispettivamente per la Polenta e per il Parmigiano. La collana, naturalmente, è proseguita ben oltre con la Pasta, il Pesto, la Panna, il Prosecco, il Panettone, il Pomodoro, transitando per la Pizza (Raffaele Aragona, Pizza, Petit Précis de gastronomie italienne, con illustrazioni di Chantal Giuliani, Éditions du Petrin, Paris, 2017), che si apre con questo tautogramma sistemato nel buon “cornicione” di una pizza.

Pizzaiolo parthénopéen

Pizzaiolo parthénopéen

Immediatamente così traducibile:

«Pasquale Palumbo, popolare pizzaiolo partenopeo, purtroppo plebeo, povero papà piuttosto provato per palese penuria, parte per Palermo prendendo prestito piccola pala per presentare propria produzione presso piazza Politeama. Pasquale produce parecchie pizze, personali, pittoresche, perfette. Per portarle percorre Piazza Pretoria, passa per porto, per piscina, poi pure per pulci per permettere passa parola. Pasquale prevede portafoglio pieno, pecunia palate. Pertanto persegue princìpi positivi. Parte per Parigi. Permane presso Panthéon, protagonista primeggia prepotentemente producendo per passione pizze perfette. Prima prepara poltiglia, poi plasma, pone provola, pomodori, parmigiano, persevera, persiste pervicacemente, predispone pure pizze particolari (patate, peperoni, pistacchi, paprika, pepe, pesciolini), pizze piramidali, per pranzi pantagruelici, però prevede pure piccole pizzette per pance piatte, per passanti, parigini « pressés ». Pizza « parigote » piace, profumata, piccante piena prodotti, primizie. Pasquale persegue propri progetti per procurarsi più palanche possibile. Potrà Pasquale presentarsi prime pagine periodici parigini? Pensiamo proprio positivamente».

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Raffaele Aragona

Raffaele Aragona (Napoli), ingegnere, ha insegnato Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli “Federico II”. Giornalista pubblicista, ideatore e promotore dei convegni di caprienigma, è tra i fondatori dell’Oplepo. Per la “Biblioteca Oplepiana” ha scritto La viola del bardo. Piccolo omonimario illustrato (1994) e molti altri lavori in forma collettanea. Autore di Una voce poco fa. Repertorio di vocaboli omonimi della lingua italiana (Zanichelli, 1994), ha curato per le Edizioni Scientifiche Italiane, i volumi: Enigmatica. Per una poietica ludica (1996), Le vertigini del labirinto (2000), La regola è questa (2002), Sillabe di Sibilla (2004), Il doppio (2006), Illusione e seduzione (2010), L’invenzione e la regola (2012). Sono anche a sua cura: Antichi indovinelli napoletani (Tommaso Marotta, 1991, ried. Marotta & Cafiero, 1994), Capri à contrainte (La Conchiglia, 2000), Napoli potenziale (Dante & Descartes, 2007) e il volume Italo Calvino. Percorsi potenziali (Manni, 2008). Ha pubblicato il volumetto Pizza nella collana “Petit Précis de gastronomie italienne” (Éditions du Pétrin, Paris, 2017). È autore di due volumi per le edizioni in riga (2019): Enigmi e dintorni e Sapori della mente. Dizionario di Gastronomia Potenziale. Il suo Oplepiana. Dizionario di letteratura potenziale è pubblicato da Zanichelli (2002).

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