Spaghetti di San Giovanni: Ma perché… di San Giovanni e come nasce la tradizione di questo piatto? E qui, storia, astronomia, religione e credenze popolari si intrecciano fra loro e, riuscire a scoprire il bandolo della matassa, è cosa ardua.
Dunque: l’estate, per noi, inizia il 24 giugno, con il solstizio d’estate, quando il sole raggiunge la sua maggiore inclinazione positiva rispetto all’equatore, ma la data, però, varia secondo i calendari dei paesi, dal 19 al 25 di giugno. Già nella tradizione precristiana il 24 giugno era considerato un tempo sacro, prima ancora che il calendario liturgico cristiano ricordasse la natività di San Giovanni che, ultimo Profeta e primo Apostolo di Cristo , è conosciuto come il Battista, perché immergeva nelle acque del fiume Giordano coloro che accoglievano la sua parola, offrendo loro il battesimo come nascita a nuova vita insieme alla remissione dei peccati.
Se tutto ciò è la storia della festività cristiana, meno chiara è l’usanza pagana che portò tale data ad avere una popolarità di poco inferiore a quella del Natale.
Certo è che la tradizione pagana e cristiana sembrano fondersi anche nel nome, perché il nome Giovanni si rifà etimologicamente al pagano Ianus e come Giano anche Giovanni ha due facce che corrispondono ai due solstizi e alle due metà del ciclo annuale della vita , tanto che tutte le usanze connesse alla sua festa hanno lo scopo di proteggere il creato. Sicuramente le leggende fondono la loro narrazione evangelica con l’evento che si svolge nel cielo proprio il 24, quando il sole, superata l’acme solstiziale, comincia a decrescere, seppur in modo impercettibile, sull’orizzonte e si conclude con il solstizio d’inverno, quando il sole sembrerà morire per rinascere ancora come sole nuovo. Questo giorno, che gli Inglesi definiscono Midsummer day è il giorno di mezza estate in cui accadono fenomeni inquietanti in cui sogno e realtà si confondono. Si dice addirittura che nella notte della vigilia si mostrino nel cielo sciami di streghe che si avviano verso la riunione plenaria in quel di Benevento. Per neutralizzare gli influssi maligni legati alle streghe o magare, l’uomo, allora, si affida a tanti oggetti e soprattutto alle acque e alle erbe miracolose che vengono raccolte durante la notte di San Giovanni e purificate e benedette attraverso la rugiada.
Ricordo che proprio in un 24 giugno, in una bellissima notte di tanti anni fa, quando essere proprietaria di una libreria significava ancora fare cultura, ci ritrovammo in un bel giardino della casa privata di due importanti personaggi: Alberto Cattabiani, grande studioso di storia delle religioni, di simbolismo e di tradizioni popolari e Maria Cepeda Fuentes, sivigliana ma , come amava definirsi, cuoca “itagnola”. Era anche il giorno dell’anniversario del loro matrimonio e il tema era : la notte magica.
Fu questo l’argomento in quella notte santamarinellese, quando con Vittorio Sermonti, Massimo Formicoli e con tanti ospiti e personaggi di tutto rispetto: filosofi, scrittori, maghi, astrologi, psicologi, esperti di flamenco, ballerine e attori di teatro, ci infiammammo parlando di cose e fatti apparentemente lontani.
Così ancora una volta, tutti insieme, dantisti e psicologi, credenti e atei, maghi e astrologi, filosofi e librai ci ritrovammo magicamente uniti sotto un cielo che, ancora, era sconosciuto ai più.
Mi è rimasto dentro il senso compiuto di quell’incontro, dato dal confronto delle idee, delle piccole esperienze personali, dei momenti, delle pause della lettura delle nostre storie, del piacere di condividere e dell’empatia tra le umane cose che niente, né internet, né alcun altro mezzo di comunicazione moderno può sostituire.
Ci si chiedeva perché venisse chiamata “la notte delle streghe”, e si dedusse che i falò, le ruote infiammate che ancora si accendono nei paesi del mondo, non sono altro che cerimonie magiche per sostenere il sole che sta impercettibilmente declinando.
Nella tradizione e nel sentito dire, tra magare e streghe di Benevento, si diceva che raccolte erbe , bacche e frutti della natura,purificati dall’acqua nella notte di San Giovanni,il giorno seguente bisognava pur confortare il corpo avendo protetto l ‘anima!
Ad ogni caso, magare e streghe sono state ottime ispiratrici…
Forse con questo spirito e dalla creatività popolare nascono gli spaghetti alla San Giuannidd che uniscono tutto il calore del sole montante con altri semplici doni della terra impreziositi dalla vivacità del peperoncino che purifica dai malefìci.
Passata da tempo la notte di San Giovanni, un mattino d’agosto, in una giornata infuocata, senza provare alcun sollievo dopo una lunga nuotata al mare, improvvisamente ho voglia di qualcosa che non mi impegni troppo in cucina e che, pur nella sua semplicità, mi parli di sole.
Il condimento si prepara “vitvit”, come direbbero i Napoletani, e gli spaghetti attirano gli occhi e soddisfano il palato appunto per la loro semplicità.
Eravamo solo in due, Toto ed io, ma il piacere di quegli spaghetti è unico e d’estate è comodo preparali perché è un piatto veloce e saporito.
Ingredienti per 4 persone
Mentre metto l’acqua della pasta sul fuoco, preparo in una padella profonda il condimento. Metto l’olio con il peperoncino e le acciughe, ma devo regolare la fiamma. L’aglio e le acciughe bruciate potrebbe rovinare il sapore di tutto il condimento.
Appena l’aglio è diventato biondo e le acciughe si sono sciolte nell’olio, aggiungo i pomodorini tagliati a cubetti, li lascio cuocere un po’, poi aggiungo una manciata di capperi e le olive che devono essere di quella qualità altrimenti cambia il sapore e prevalendo quello delle olive nere, il condimento diventa un falso del sugo alla puttanesca.
Lascio amalgamare il tutto per pochi minuti, poi scolo la pasta al dente e la verso nella padella con un po’ di acqua di cottura. Quando la pasta è pronta, il pranzo è servito!
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