Additivi alimentari: la chimica che mangiamo ci sta distruggendo
Oggigiorno, il nostro stile di vita ci porta a consumare cibi frugali, di buon profumo (grazie agli additivi), di ottimo sapore (grazie agli additivi), di ottima consistenza (grazie gli additivi), di bello aspetto (grazie agli additivi) e che si conservano a lungo termine (ancora grazie agli additivi).
Cosa si scopre poi? Che un alimento, consumato nel tempo è responsabile di patologie gastro-intestinali. Sarà ancora una volta grazie agli additivi? Scopriamolo insieme.
Additivi alimentari: la chimica che mangiamo ci sta distruggendo
Gli additivi chimici sono ormai presenti in quasi tutti gli alimenti che mangiamo. Sono pochi quelli a cui non è consentito addizionare alcun additivo, come ad esempio: il latte fresco pastorizzato, olio di oliva, yogurt al naturale. Anche il miele, caffè, tè, acqua minerale e infine lo zucchero. Esistono diversi tipi di additivi, ognuno con funzioni diverse.
Poiché tutte le sostanze, anche quelle più comuni e sicure, possono essere tossiche se usate in eccesso, di ciascun additivo viene valutata l’eventuale tossicità acuta, a breve termine, a medio termine e infine quella cronica.
Vi siete mai chiesti il motivo dei più recenti disastri alimentari? Sono semplicemente la conseguenza dell’industrializzazione dei prodotti.
Ricordiamo i principali disastri alimentari
- Vino al metanolo (1986),
- Mucca pazza (2000),
- Influenza aviaria (2003),
- Febbre suina (2009),
- Mozzarella blu (2010),
- Maiali e diossina (2011),
- Olio deodorato.
Quali sono i principali additivi e dove li possiamo trovare?
- Nitriti e Nitrati di sodio e potassio: si trovano nella carne e nei salumi. Possono modificare il funzionamento della tiroide oppure trasformarsi in composti cancerogeni.
- Solfiti: sono presenti nei crostacei, nel vino, nella frutta secca e candita, ed anche nei funghi secchi. Possono causare asma e orticaria.
- Fosfati: si trovano nei budini, nei gelati, nel latte concentrato e infine nel prosciutto cotto. Possono causare osteoporosi.
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Capiamo il significato delle sigle “E” riportate in etichetta
Le sigle “E” sulle etichette indicano la presenza di additivi chimici approvati dall’Unione Europea:
- Antiossidanti: prolungano la durata degli alimenti. Esempio: la vitamina C, chiamata anche acido ascorbico o E300.
- Coloranti: usati per sostituire il colore naturale o per dare un colore adatto. Per esempio: il caramello (E150a), presente spesso anche nell’aceto balsamico.
- Emulsionanti, stabilizzanti, addensanti e gelificanti: le lecitine (E322), per esempio, favoriscono la miscela di ingredienti, come l’olio e l’acqua. Una sostanza gelificante usata comunemente (marmellate) è la pectina (E440).
- Esaltatori di sapidità: esaltano il sapore di alimenti salati e dolci. Esempio: il glutammato monosodico (E621), spesso aggiunto a minestre, salse, salsicce.
- Conservanti: impediscono la deterioramento degli alimenti. Esempi: l’anidride solforosa (E220) per impedire a muffe e batteri di formarsi sulla frutta secca; i nitriti e i nitrati (E249-E252) per carni e salumi.
- Dolcificanti: usati al posto dello zucchero in bibite, yogurt e gomma da masticare. Per esempio: aspartame (E951), saccarina (E954) e acesulfame-K (E950).
Come bisogna comportarci?
E’ importante che il nostro stile di vita punti al consumo di alimenti semplici e meno sofisticati. Quindi ad alimenti che non siano a lunga conservazione, ma rigorosamente freschi, di stagione e meglio ancora se biologici e a km zero. Una cosa è certa: in questo modo creeremo senz’altro danni all’industria alimentare, la quale oggigiorno produce principalmente prodotti lunga conservazione e cibo industrializzato.
Non sottovalutiamo che più il cibo è industrializzato, maggiore è la quantità di additivi utilizzati. Evitandoli, potremmo dire di far prevenzione ed evitare malattie croniche di nuova generazione.