Credo nel potere della carta e in quello della penna.
Credo nel potere della poesia, a discapito di quello conferito ai romanzi.
Allo stesso modo credo nel potere del vino, delle bottiglie e dell’attrezzo utilizzato per aprirle.
Nei loro tappi di sughero, lì ho più bisogno di credere.
Al contrario non credo nei tappi a vite, nello Stelvin; non ne sento l’esigenza: so con concretezza che il TCA non entrerà e il vino avrà il suo sviluppo, senza pene e senza inganni.
Credo nel dovere di ripristinare dignità al vino sfuso e al suo ruolo sulla tavola.
Ho fede nell’irripetibile unicità elitaria che alcuni vini posseggono: la quotidianità del Pelaverga di Verduno, nell’importanza del Pagadebit di Romagna, nella tutela del Cèsar di Borgogna.
Credo che alcuni vini ormai siano fantasmi che al calar del buio rimembrano che la moda uccide.
Credo negli universi paralleli.
Credo che il lavoro debba essere pagato. Confido che le persone non possano essere comperate.
Ho fede nel potere del cambiamento: quello delle stagioni, soprattutto quando sconvolge, con la sua anarchia spazza memoria.
Ho fede nel cambiamento delle persone e delle loro vite, dell’amore mutato in indifferenza, anche se sempre più spesso Credo nell’indifferenza che diviene amore.
Ho convinzione nella famiglia fondata su un amore incondizionato, senza generi, limiti, paure o obblighi. Confido nella forza delle grida, ma ancor più in quella delle lacrime.
Credo. Laicamente.
Ho fede nelle religioni, in tutte. Come sono certo che l’uomo sia in grado di commettere atti ignobili in nome di queste. Tutte.
Percepisco un potere taumaturgico per l’anima nel suono delle campane, soprattutto quelle tibetane, così come nel canto del muezzin dall’alto del minareto.
Ho fede nel Vangelo secondo Matteo, nel “Sono venuto a dividere…“; in egual misura credo nel Corano nel quale “il Paradiso risiede ai piedi della madre“… Della donna.
Confido nel quinto comandamento, “non uccidere”, anche quando so che lo infrango mangiando una bistecca.
Laicamente confido in Cyrano e in Don Chisciotte.
E sono certo che quest’ultimo abbia in alcuni casi raggiunto una forma materiale, fumando una pipa, indossando un passamontagna e facendosi accompagnare da uno scarafaggio che ha chiamato Don Durito.
Sono convinto che il nostro pianeta “sia un sercio de periferia”.
Credo che l’antirazzismo risieda in una bottiglia di vino.
Non solo per il suo ruolo conviviale e per la sua capacità di congregare, ma anche per la realtà oggettiva della storia e la fantasia della leggenda che parte dal Monte Ararat, attraversa la Mesopotamia, passa per i Fenici, arrivando a conoscere il Libano.
Se ci fosse stata una visione più ristretta, ad oggi il vino non esisterebbe così come noi lo amiamo in questo minuscolo frangente chiamato vita. E probabilmente noi non esisteremmo con la nostra civiltà, la nostra cultura, per come la difendiamo oggi.
Credo che l’Arte, tutta, “sia utile per guarire”.
Ma anche che l’arte porti alla follia.
Confido che saremo “anime salve” solo se ammettiamo che la vera forza nasce dalla fragilità.
Solo se ammettiamo che il dolore che proviamo per le nostre vittime è proporzionale all’indifferenza che dedichiamo alle vittime degli altri. Credo che la più pericolosa arma di distruzione di massa che sia mai stata creata e messa in funzione sia l’elargizione di odio che passa attraverso il tubo catodico .
Sono convinto che l’unica arma per fermare il terrorismo, ovunque esso venga commesso, sia nascosta in un libro: “Lettere contro la guerra” di Tiziano Terzani.
E forse anche in altri che oggi io ignoro.
Credo nella Rivoluzione.
E con forza affermo che la rivoluzione è, prima che un atto violento e di riscatto, un’azione romantica.
D’altronde ogni parto “nasce” quasi sempre da uno sguardo romantico.
Ho fede nell’ascolto.
Penso che ci siano vittime senza colpe e vittime sature della colpa di non aver fatto nulla affinché non divenissero tali. Vorrei con tutto me stesso che il lupo di Cappuccetto Rosso potesse finalmente essere rivalutato, alla luce di quello di cui gli uomini si rendono capaci.
E infine sono pressoché certo che io che scrivo un Credo sia il più grande ossimoro che abbia mai letto!
Buona Pasqua e bevete bene!
di Raffaele Marini