ESTRAZIONE. L’«estrazione» è quella di alcune lettere contenute in una parola o frase le quali, riunite ordinatamente, dànno luogo a un’altra parola o frase.
La dieta oplepiana, di Brunella Eruli (in R. Aragona, Sapori della mente, edizioni in riga, Bologna, 2019) è un primo esempio di «estrazione»:
Contrappasso della gastronomia, pentimento della gozzoviglia, meditazione sul peso della condizione umana e dei suoi limiti, la dieta è regola, selezione, scelta, progetto, speranza e, in genere, passa ciclicamente attraverso tre stadi: la decisione, l’adesione, l’abbandono e così ricominciando, il che genera il ben noto effetto yo-yo.
Spesso la decisione intensifica l’impegno fino all’ossessione e alla manìa, l’adesione si stabilizza nel compiacimento e nella routine, l’abbandono passa dalla distrazione all’oblio, al gusto dell’infrazione, allo sbracamento, al vaffanculismo di fronte a tante catastrofi annunciate, previste e probabilmente in via di realizzazione in ordine sparso nelle arterie, nelle trippe nei fegati e nelle coratelle del soggetto a dieta.
Non bisogna però disperare perché la fase tre è essenziale per tornare alla fase uno, il che genera la condizione essenziale di ogni dieta: la sua continuità. Si è sempre a dieta perché stiamo attraversando una delle sue tre fasi.
Esistono quantità infinite di diete che potrebbero essere riunite per tipologia, durata: le equilibrate, le squilibrate, le dissociate, le associate, le liquide, le proteiche, le iperproteiche, le anonime, le nominative, le mediche, le magiche, le stregoniche, le religiose, le laiche, le calmanti, le erotizzanti, le anticellulite, le antidepressive, le americane, le cinesi, le macrobiotiche, le vegetariane, le ossessive, le monomaniacali, le istantanee, le quotidiane, le settimanali, le quindicinali, le mensili e, infine, quelle eterne. La loro lista sarebbe ecologicamente molto indicata.
«Qui proponiamo una nuova forma di dieta che chiameremo “oplepiana” la quale consiste nel mostrare come ogni cibo, oltre che proteine, glucidi, vitamine, grassi, carboidrati e cioè calorie, contenga anche altri elementi che fino ad ora sono transitati nel nostro corpo in modo clandestino, nascosti in cibi succulenti, universalmente noti e universalmente considerati solo dannosi e ingrassanti. Da una lista di cibi, gloria della nostra tradizione culinaria, estrarremo (per rigorosa eliminazione lineare: natura non facit saltus) sensate alternative ai primitivi bagordi.
Questa dieta si basa su un rivoluzionario rapporto con il cibo: infatti non è più il cibo a entrare nel corpo dell’oplepiano, producendo i danni di cui ben sappiamo, ma è il corpo dell’oplepiano che entra nei cibi, sottrae loro elementi, crea nuove associazioni celebrando il glorioso precetto della scuola salernitana: Mens sana in corpore sano» (Brunella Eruli, “La dieta oplepiana”, in Le leggi della tavola. Regole per tutti i gusti (“Biblioteca Oplepiana” n° 29, 2009, pp. 46-48).
Il meccanismo è quello qui chiaramente esplicitato attraverso l’uso del grassetto applicato alle lettere della pietanza, le quali danno luogo alla relativa considerazione / avvertimento / raccomandazione:
Tagliatelle al sugo di lonza
Tagli alla gola
Gnocchi pasticciati
Occhi patiti
Timballo di risotto
Malori!
Mezze lune alla puttanesca
Una pesca
Bottarga sulle linguine
Botta all’inguine
Orecchiette leccesi con le cime di rapa
Chi le condirà?
Stoccafissi al pomodoro
Tocca il pomo
La zuppa di pesce
L’adipe c’è
Fegatello di maiale
Fa male!
Scaloppine di manzo all’aceto balsamico
Scappa, amico!
Braciole di maiale
Baci male
Stufatino fatto in casa
Uffa!
Carciofi e peperonate
Cacio e pere
Melanzane alla parmigiana
Mena la parigina!
Il gelato cioccolato e crema
L’etica trema
Latte e miele
Tè e mele
Cono gelato di vainiglia
No ai vini!
Purgante
Urge!
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