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Infernet nel pilone dinamizzato dei gironi.

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Infernet, il pilone dinamizzato dei gironi.

Fa caldo su Infernet! Fa caldo in quel pilone dinamizzato, senza nemmeno più i gironi e dove tutto s’è mischiato. Un vortice che piglia, strapazza e trita. Di tutto e tutti fa un battuto, come il lardo per la minestra; ma a colpi di mannaia, e non con la lama, ma dalla parte del dorso. In un circuito che inneggia al sadomasoschifo, i socialporck torturano e stuprano, indagano e spiano; sono la nuova inquisizione mediatica. Come fili d’erba, tranciati da Falcebook ma senza martello, siamo alzatori di pollici e puntatori di indici; epistolari pistoleri dello stoltiloquio, che con due dita sono pronti a sparare su tutto e tutti. Siamo contenitori pronti a ricevere ogni erogazione d’odio e sentenzialismo e che privi di critica, si puntellano sul pietismo. La rincorsa all’apparire non dà tregua e se ne strafotte dell’essere, ma tiene un grande occhio puntato solo sull’avere. Figli di Endemol e del Grande Sfracello! Marinai senza stelle e senza palle -di cannone- navigatori d’un mare che non è salato, né bagnato. Eppure corri il rischio di restarci annegato.

Facebook-evolution
Facebook-evolution. Credit: foto da web

Cibo e vino come Dio comanda, ma di un Dio che è di filigrana. E i social sproloquiano, fotografano, bestemmiano. Ma mica magnano.
Tra pornofood, streetfood e slowfuck, la farina di Farinetti non è più del nostro sacco.
Le multinazionali degli alimenti? Le vere migranti che ci toglieranno il pane.
E i lieviti selezionati nel vino? Uno schifo! Un atto di snobismo! Peggio delle sale privé nelle discoteche. Una selezione che indigna i lieviti indigeni e indignati, poiché vorrebbero essere i soli fermentanti. Gli altri sono considerati poco più che contaminati!
Ormai i Campi Elisi sono lesi. Un tempo la salvezza era in mano ai contadini, custodi pro tempore di una terra che ci ha restituito un palcoscenico di pochi attori e tanti burattini, al soldo di un’industria fitosanitaria che ha reso Gaia una Madre precaria. Entropia della natura! E noi? Coprofagi, multidemenziali, internettuali senza intellettivo, privi della capacità di organizzare un collettivo, ma ottenebrati dal tessuto connettivo, restiamo fermi, imbalsamati; non nutriti ma impanzati; contenti dell’antica formula “cornuti e mazziati”. Con l’unico sfogo di sparare su quelli più affamati.

infernet munch
L’Urlo del pittore norvegese Edvard Munch (1893). Credit: foto da web
Infernet, il pilone dinamizzato dei gironi.

Questo Medioevo di burkini e crocifissi, ci racconta che l’unica libertà è la nostra, perché sennò dovremmo riconoscere che siamo fessi!
Intanto al supermercato, dove non si sa più chi consuma e chi è consumato, troveremo un prodotto nuovo, ma datato: in frigo quelle a conservazione breve, dalle rughe già segnate; sullo scaffale le tette e i glutei sodi di quelle che possono ancora aspettare.
Ma il meglio va ai massimalisti del successo: seduti su un trono che è sul-cesso, difendono, muti e sordi ma a spada tratta, chi c’ha più soldi e se la comanda.
Ma d’altronde il capitale è creato per competere, mica per collaborare; e visto che ‘sto concetto è lapalissiano, potemo pure serenamente torna’ a lavaccene le mano.
Tra fibra, wii fi e tubo catodico, ci si dimentica del Fernet a fine pasto. Siamo menti empatiche solo a tratti, che sollecitano cellule epatiche con travasi di sostanze becere, nutrite da cibo triviale.
E allora? Bisogna lasciar stare. Bisogna lasciar perdere; oppure lasciar vincere.
A volte bisogna piglia’ e lascia’…Altre bisognerebbe piglia’ l’ascia e spacca’… Almeno lo schermo che è diventato un altro Padre Eterno!
di Raffaele Marini


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