Colori, forme e rituali si fondono in questo scatto dove il cibo diventa una preghiera. Il prestigioso premio Pink Lady Food Photographer of the Year 2018, per la foto di cibo più bella del mondo, se lo aggiudica Noor Ahmed Gelal, dal Bangladesh.
Il vincitore del contest di food photography
Ad aggiudicarsi il prestigioso premio del concorso internazionale Pink Lady Food Photographer of the Year 2018 è Noor Ahmed Gelal, dal Bangladesh: la sua foto intitolata Praying with food ha conquistato la giuria con un mix di colori, simmetrie che mettono in luce il cibo come offerta durante la giornata del digiuno in un tempio indù di Dahaka.
Il concorso, aperto a professionisti ed amatori, dal 2011 è diventato uno dei più importanti del settore. Il premio per il vincitore è di 5 mila sterline che quest’anno sono state assegnate a Londra da Andy Macdonald, direttore del concorso, e dallo e dallo chef Prue Leith.
Laa concorrenza quest’anno è stata spietata, in gara c’erano all’incira 8 mila scatti provenienti da 60 Paesi diversi, ed il livello era molto alto secondo quanto hanno affermato i giudici. Di queste, 25 si aggiudicano i premi di categoria, a partire dal premio per il Food Photographer of the Year, che è toccato a Gelal. “La foto di Noor si è distinta da tutte le altre per il modo in cui ha reso il momento così affascinante e unico”, ha spiegato Macdonald.
Della giuria facevano parte David Loftus, fotografo di fama internazionale, Emily Luchetti, presidente della James Beard Foundation di New York; la superstar della cucina Ferran Adria; Wajmar Yaqubi, direttore della fotografia di “Buzzfeed”; Ali Bin Thalith, Segretario Generale del Premio fotografico internazionale HIPA.
All’interno del contest ci sono varie categorie: il cibo all’interno dei contesti e delle feste religiose, la riproduzione degli alimenti, la coltivazione, e il cibo nel suo habitat naturale.
La foto di Noor Ahmed Gelal ha colpito per l’interessante punto di vista con cui è stato colto un momento importante e conviviale della festa religiosa indù. Il tempio di Dhaka viene ripreso dall’alto creando un vero e proprio quadro fatto di simmetrie e figure che si ripetono, ma mai troppo rigide e innaturali. Il momento è stato colto nella sua intera naturalezza, senza trucchi o sovrastrutture, con cura e discrezione.
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