Il sushi ormai ha preso piede nella cultura italiana diventando uno dei piatti più gettonati sia al ristornate che fatti in casa. La bellezza, l’eleganza e la freschezza di questi piccoli bocconcini di riso e pesce hanno conquistato il mondo. Gli appassionati saranno stupiti dal sapere però che il sushi non ha origini nipponiche come si pensa. E’ in realtà uno dei tanti elementi che la tradizione Giapponese ha importato dai paesi vicini e che ha poi sapientemente modificato per farlo suo.
Le origini del sushi
Secondo gli storici le origini del sushi risalgono al quarto secolo e sono da ricercare in Cina e in Corea. In varie zone del sud est asiatico era diffuso un particolare metodo di conservazione del pesce. Esso veniva eviscerato, salato e posto in mezzo a riso cotto. La fermentazione del riso provocava l’aumento dell’acidità dell’ambiente così da permettere che il pesce si mantenesse anche per vari mesi. Al momento di consumare il pesce così conservato, il riso però veniva eliminato. Questa tecnica di conservazione venne importata anche in Giappone assieme alla coltivazione del riso tra il terzo e l’ottavo secolo e in alcune regioni è ancora in uso.
Primi passi di un’evoluzione
Dal 1336 al 1573 nel periodo chiamato Muromachi, si incominciò a non buttare più il riso fermentato, ma a consumarlo assieme al pesce. Questo tipo di sushi prese il nome di Namanare. Piano piano così il sushi si trasformò da metodo di conservazione a ricetta vera e propria. Nel periodo Edo (1603-1867), a Tokyo, si incominciò a diffondere un nuovo modo di preparare il sushi, il haya-zushi, letteralmente “shushi veloce”. Non si aspettava più che il riso fermentando inacidisse, ma si mescolava il riso bollito con aceto e lo si univa poi a pesce, verdure e altri ingredienti.
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Il sushi moderno
Il nigiri-zushi, quello che oggi è il bocconcino di riso sormontato da una fettina di pesce, nasce nel 1800, tra le tante bancarelle che vendevano cibo da strada in una già frenetica Tokyo. Il pesce veniva marinato in salsa di soia e sale, per durare di più. E visto che non sempre era pesce fresco per la mancanza del ghiaccio, veniva accompagnato dal wasabi, una pasta piccante di colore verde, che copriva eventuali sapori sgradevoli.
La diffusione del sushi
Un terremoto tremendo e un incendio nel 1923 distrussero la città di Tokyo. La grande opera di ricostruzione chiamò nella capitale manovalanza da tutto il Giappone, e così l’intera nazione iniziò ad apprezzare questo tipico piatto della cucina della capitale.
Ma è nel dopoguerra che il sushi arrivò a quella che è la sua forma attuale. Per ovvie ragioni igieniche smise di essere venduto per strada e rapidamente si trasformò in un piatto di lusso.
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La grande svolta si ebbe nel 1958 ad opera del ristoratore Yoshiaki Shiraishi, che cercò di abbassare i prezzi e rendere il sushi alla portata di tutti, inventando il kaiten-zushi. Letteralmente è il sushi girevole, ovvero un nastro trasportatore che fa girare davanti al bancone i piattini di sushi, dove i clienti possono prenderli a loro piacimento. Con questo sistema si poteva ridurre il numero di persone addette al servizio e alla preparazione, e di conseguenza anche i costi calarono rendendo il sushi alla portata di tutti.
Il Genroku-sushi ebbe un successo strepitoso, tanto che il signor Shirahishi aprì rapidamente più di 250 ristoranti simili in tutto il Giappone contribuendo a far diventare il sushi un piatto sempre più diffuso e popolare che oggi è arrivato fino in occidente con grande successo.
http://eat.cudriec.com/bello-mangiato-sushi-creativo/