Sapori della MenteOmonimia. Ferran Adrià

Omonimia. Ferran Adrià

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L’omonimia può interessare vocaboli omofoni (vocaboli che hanno suono uguale, ma diverso significato), vocaboli omografi (vocaboli che hanno significato diverso, ma identica scrittura) e, infine, vocaboli omografi e omofoni insieme.

Essa può interessare anche frasi ammettendosi anche una diversa cesura e concedendo anche una trasformazione non tanto rigida.

È il caso, ad esempio, de La Cantatrice sauve, un lavoro collettivo (ne sono autori Claude Burgelin, Paul Fournel, Béatrice de Jurquet, Harry Mathews e Georges Pere) pubblicato in Oulipo, La Biblioteque Oulipienne, vol. I, Édiions Ramsay, Paris, 1987, pp. 305-322; in esso vengono riportate 100 variazioni omofoniche del nome della cantante Montserrat Caballé, un’accumulazione di una serie di deformazioni che riassumono altrettanti piccoli testi.

Ferran Adrià & Carme Ruscalleda.
Menu Adriatico (Carme-no-figurato)
di Màrius Serra

in Oplepo, Le leggi della tavola. Regole per tutti i gusti, Biblioteca Oplepiana, n. 29, 2009, pp. 54-57; il lavoro si rifà a quello sù citato de La Cantatrice sauve.

La traduzione dal catalano è di Beatrice Parisi

Il nome Adriatico, secondo alcuni storici, deriva da quello della città di Adria, nel Veneto. Secondo altri storici, invece, Adriatico deriva da Atri (anticamente Hadria e poi Hatria), trimillenaria città d’arte in Abruzzo, o ancora da Jader, antico nome della città di Zara. Forse Adriatico deriva da Ferran Adrià?

L’obiettivo di Ferran Adrià è di «creare un inaspettato contrasto di sapori, temperature e colori. Niente è quel che sembra. L’idea è di provocare, sorprendere e deliziare». Questo, combinato con una buona dose di ironia e senso dell’umorismo, rende le sue portate molto particolari. Come egli dice: «Il cliente ideale non viene a “El Bulli” per mangiare, ma per provare un’esperienza».

Anche il cliente ideale dei testi oplepiani non si accosta a essi per leggerli, ma per assaggiare un’esperienza.

Nella tradizione oulipiana c’è un esempio straordinario di omofonia basato sulla cantante catalana Montserrat Caballé (1973).

All’uscita di un Consiglio dei Ministri, il portavoce dell’Eliseo nota che il Presidente della Repubblica ha l’aria seccata. Gli domanda perché. «Non so cosa succede», risponde Giscard, «ma ho come la sensazione che il mio primo ministro non sia più così attento come in passato agli affari del Governo»:

MON CHIRAC A BÂILLÉ
(il mio Chirac ha sbadigliato)

Il presente menu oplepiano, invece, raddoppia i nomi d’arrivo. Accanto a Ferran Adrià, padre del ristorante “El Bulli”, compare un’altra cuoca catalana: Carme Ruscalleda, l’unica donna al mondo ad avere cinque stelle sulla Guida Michelin: tre per il suo ristorante “Sant Pau” a Sant Pol de Mar, vicino a Barcellona, e altre due per il suo ristorante di Tokio.

Antipasto

Carme Ruscalleda è incaricata di occuparsi del rinfresco per l’inaugurazione dell’aeroporto di Alguaire, a Lleida, al quale parteciperanno tutte le autorità del paese. Decide di preparare un menu con molluschi (cargols de mar), per richiamare le viti (cargols) degli aerei e il concetto di “porto” compreso in “aeroporto”. Ma poiché Lleida è una terra di lumache (cargols) di terra e non di molluschi, l’idea di fare un aperitivo a base di frutti di mare (marisc) a Lleida alla fine risulta costosa e piuttosto arrischiata

CAR MARISC A LLEIDA
(cari frutti di mare a Lleida)

Primo piatto

La mostra “Documenta” di Kassel chiede a Ferran Adrià un’opera d’arte e il cuoco decide di cucinare per i visitatori, creando in questo modo un’estensione del suo ristorante “Bulli”. Può sembrare una storia molto fantasiosa inventata dal sottoscritto creatore di contesti, ma è proprio quello che è successo. E che cosa ha fatto il genio dei fornelli? Beh, è riuscito a salvare capra e cavoli (nedar i guardar la roba) e tutti l’hanno mandata giù.

FERRAN NADARIA
(Ferran nuoterebbe)

Secondo piatto

Siamo sempre al banchetto d’inaugurazione dell’aeroporto di Alguaire. Si discute animatamente sul tipo del pesce che mangiamo per secondo. Per qualcuno si tratta di Epinephelus guaza, ocernia bruna (mero), un pesce della famiglia dei serranidi dal sapore molto apprezzato, di colore bruno rossiccio con macchie più chiare, corpo robusto e bocca molto grande. Il problema sorge quando qualcun’altro sostiene aver visto portare i pesci vivi in un secchio (galleda). E, si sa, le cernie brune possono raggiungere un metro di lunghezza e sessanta chili di peso…

NEGAR MEROS: GALLEDA
(negare cernie: secchio)

Contorno

Gli ospiti della festa sono stati invitati a fare una scelta (tria) fra i vari piatti a sorpresa preparati dallo chef. Con gli occhi bendati da un tovagliolo bianco sono stati messi in fila indiana per annusare le pietanze. Possono usare solamente l’olfatto. I piatti, alcuni dei quali fumanti, sono posati su tavolini a un metro e quaranta d’altezza: la maggior parte dei commensali possono quindi annusarli comodamente, ma i più bassini ci arrivano pelo pelo e i loro nasi passano a raso (a ran).

FER RAN A TRIA
(fare raso in scelta)

Dessert

Alla festa mascherata organizzata dal ristorante “Sant Pau” di Sant Pol un donnone di Barcellona, cliente affezionata, è venuta vestita da Leda come l’ha ritratta Salvador Dalí nel suo quadro “Leda atomica” (1949). In pratica è completamente nuda e seguita da un’oca gigantesca. Lo staff del ristorante le porta un accappatoio di spugna (rus) per coprirla un po’ ed evitare lo scandalo. Ma la cliente sembra non volersi far convincere dallo chef e deve intervenire la proprietaria provare a farla ragionare.

CREU-ME, RUS CAL, LEDA
(credimi, ci vuole la spugna, Leda)

Formaggio

è maggio inoltrato e il ristorante “El Bulli” di Roses organizza una dodici ore di pasto ininterrotto per fare la parodia del Guinness dei primati. L’unica condizione per partecipare è mangiare un piatto ogni ora, scelto a maggioranza semplice l’ora prima, ma per il resto del tempo i commensali possono fare quello che vogliono: ballare, dormire, cantare, bere, fare il bagno nel mare della Costa Brava… All’alba il piatto richiesto è stato un uovo al tegamino (ou ferrat) a testa. Sta spuntando il sole e la voglia di mangiare non è ancora passata.

FERRANT A DIA
(“ferrando” al giorno)

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