Partiamo alla scoperta dell’Italia olivicola, tra paure, aspettative e speranze della prossima campagna olearia, direttamente dalla voce dei protagonisti.
Dalla Puglia al Lazio, dalla Sicilia alla Liguria, passando per la Calabria, le Marche, la Sardegna e la Toscana. Un viaggio nell’Italia olivicola a pochi giorni dall’inizio della raccolta e della molitura.
Articolo pubblicato in collaborazione con Teatro Naturale
Non vi è più una campagna olearia uguale, o simile, alla precedente.
I casi eccezionali si ripetono senza sosta, magari differenti da nord a sud.
Ugualmente pericolosi o dannosi, mettono alla prova gli olivicoltori, obbligati, molto più che in passato, a test e sperimentazioni, ma anche a un grado di attenzione maggiore in campo e in frantoio.
Come hanno reagito alle emergenze che si sono susseguite durante l’anno? Quale qualità c’è da aspettarsi quest’anno? Davvero ci sarà poco olio? Queste e altre domande sono state al centro del dialogo con alcuni olivicoltori e frantoiani.
Un viaggio nell’Italia olivicola, certamente non esaustivo, ma che ci è servito per raccogliere gli umori nelle campagne prima della raccolta.
Cominciamo dunque dalla regione più olivetata e produttiva d’Italia, la Puglia. Secondo Michele Depalo di Giovinazzo (BA): “qui sulla costa vedo alberi rigogliosi e l’aspetto positivo è che noto anche un bellissimo prodotto sugli alberi. Le olive sono grosse e ben nutrite, anche grazie a piogge cadute nel momento giusto. Certo, spostandosi all’interno tutti i danni di Burian emergono e lo scenario è ben diverso. E’ vero che ci sono stati attacchi intensi di mosca, specie nelle zone più caldo-umide, persino con decine di punture a oliva ma chi ha fatto i trattamenti non avrà conseguenze. Ho buone aspettative anche dal lato qualitativo, quindi, anche se ho una grande paura: i furti di olive. Mi arrovello la notte pensando a come difendermi…” Ci spostiamo di qualche chilometro a nord, a San Severo (FG), interpellando Lidia Antonacci, che è meno entusiasta del collega: “la produzione è sotto la media, nella mia zona è all’incirca dimezzata rispetto al solito, con una produzione a macchia di leopardo. Gli alberi giovani hanno risentito meno dei problemi della siccità dell’anno passato e degli effetti di Burian. Resto però ottimista perchè la vegetazione è buona. Per fortuna non abbiamo avuto problemi di mosca e so che dovremo raccogliere precocemente perchè gli alberi sono scarichi.”
Facciamo ora un ampio salto, per arrivare nel basso Lazio da Alfredo Cetrone di Sonnino (LT) che, invece, è particolarmente preoccupato: “Burian ha devastato l’olivicoltura di quest’area, con un calo della produzione fin dell’80%. Sono indeciso se aprire o non il frantoio. Quest’anno certamente non avrò prodotto per affrontare la “guerra”, il mercato. Lo dirò ai miei clienti, in piena trasparenza. Sono anche preoccupato per la qualità che non raggiungerà gli standard usuali. Se non arriverà alla qualità che desidero, allora alcune etichette quest’anno non saranno presentate.” Per un produttore di pessimo umore, ecco una produttrice, Claretta Siccardi di Imperia, che guarda con ottimismo alla campagna olearia: “incrocio le dita, potrebbe essere un’annata meravigliosa, con buona quantità e, in assenza di mosca, anche ottima qualità. Sono un po’ in apprensione perchè le olive, negli ultimi giorni, cominciano a soffrire la siccità ed ad avvizzire, ma so che alle prime piogge si riprenderanno. Non so dire quando si comincerà a raccogliere, probabilmente verso la metà di ottobre ma molto dipenderà dal meteo. Se non accade nulla sarà un’annata di segno molto positivo.”
Torniamo al sud, dove incontriamo nuovi problemi, sintetizzataci da Antonio Fazari di San Giorgio Morgeto (RC): “è un bel caos questa campagna olearia. E’ una delle più anticipate di cui ho memoria. In alcuni oliveti più che olive si è coltivato mosca e difendersi è stata davvero impresa ardua. Le condizioni climatiche dell’estate hanno favorito il proliferare della lebbra. La varietà Sinopolese è quella che manifesta i problemi maggiori, mentre Ottobratica e Carolea, per fortuna, hanno risentito meno. Cominceremo a raccogliere la prossima settimana ma sarà una mezza campagna.” Situazione simile, ma ragioni molto diverse nelle Marche, dove abbiamo sentito Ugo Agostini di Petritoli (FM): “la campagna si presenta molto a macchia di leopardo ma il calo produttivo è del 40-50%. Le piante che sono state colpite da Burian non hanno produzione ma anche le altre sono un po’ più scariche. C’è anche un effetto alternanza visto che l’anno passato c’è stata un’ottima produzione. La mosca si è vista poco, anche sulle olive di Ascolana. La raccolta sarà anticipata, vicino al mare cominceremo la prossima settimana.”
Spostandoci nell’entroterra troviamo Mario Ciampetti di Spello (PG) che è entusiasta: “per il Moraiolo sarà un’annata eccezionale. Burian ha dimostrato che le piante autoctone hanno resistito bene, al contrario delle altre varietà che sono state falciate. Nell’area di Spello/Assisi c’è stata poca mosca, al contrario del Lago Trasimeno, dove già c’era anche minor produzione e sono in difficoltà. Aspetto di capire cosa accadrà ora che sta piovendo abbondantemente dopo periodo di grande siccità, ma sono molto ottimista anche per la qualità. Raccoglieremo presto, anche perchè dobbiamo onorare San Francesco (ndr 4 ottobre) con l’olio nuovo.” Per chi è contento c’è chi si prepara al peggio, come Salvatore Samperi di Biancavilla (CT): “nell’area di Catania la situazione è disastrosa, come a Palermo. La produzione sarà il 10-20% rispetto all’anno passato, tutta colpa dei venti caldi di scirocco durante la fioritura e l’allegagione. Ad Agrigento, Trapani e Siracusa la situazione è migliore ma non buona. Qualcuno sta pensando di anticipare la raccolta per salvare il salvabile ma per i frantoi è una rimessa. Qualcuno ha già aperto ma si vede arrivare 1-2 quintali di olive per olivicoltore… Una desolazione.”
Saltiamo per arrivare in Toscana da Jonni Pruneti di San Polo in Chianti (FI): “in Toscana, se va tutto bene, saremo sugli stessi livelli produttivi dell’anno passato, ma con differenze significative da zona a zona. Qui nel Chianti il fiorentino ha resistito al Burian meglio del senese, per esempio. Poi c’è una grande variabilità da azienda ad azienda, in virtù del profilo varietale. Ottima produzione di Moraiolo, bassa o nulla di Leccino e Frantoio. Il profilo degli oli quest’anno sarà molto diverso dal passato recente. Si torneranno a sentire oli che non si degustavano più da molti anni. La qualità si presenta buona, in assenza quasi completa di mosca. Ho dubbi sulla resa, anche in virtù del carico eccezionale delle piante di Moraiolo.” Prendiamo la via del mare e attraversiamo il Tirreno, per incontrare l’ultimo protagonista di questo tour, Leonardo Delogu di Ittiri (SS): “vedo la situazione un po’ drammatica. La produzione è dimezzata rispetto all’anno passato, anche se la situazione è a macchia di leopardo. Il problema è stato la lunga siccità e caldo dell’anno scorso che ha ridotto la crescita vegetativa e quindi la produttività quest’anno. La mosca ha fatto capolino a fine agosto e noi abbiamo trattato ma molti olivicoltori, specie quelli che hanno ancora olio vecchio, hanno trascurato l’oliveto e i problemi si vedranno in raccolta. Forse anticiperemo un pochino ma per la Bosana metà ottobre è comunque troppo presto.”
In bocca al lupo per le battute iniziali della campagna olearia, sperando che le fosche previsioni si sdrammatizzino un po’ e che quelle più ottimistiche si confermino.
di T N