IntervisteVino Nobile di Montepulciano. Cantine Dei e l'espressione del territorio

Vino Nobile di Montepulciano. Cantine Dei e l'espressione del territorio

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Vino Nobile di Montepulciano. Cantine Dei e l’espressione del territorio.

Diceva Mario Soldati: “Che cosa ci dice l’odorato e il palato, quando sorseggiamo un vino prodotto in un luogo, in un paesaggio che non abbiamo mai visto, da una terra in cui non abbiamo mai affondato il piede, da gente che non abbiamo mai guardato dritta negli occhi e alla quale non abbiamo mai stretto la mano? Poco, molto poco”.

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Mario Soldati. Credit: foto da web

Queste parole dovrebbero essere la stella polare per ogni assaggiatore, sia esso appassionato, amante o professionista di questo mondo decantato e sorseggiato. Il vino non è mai semplificabile col bicchiere che si porta alla bocca. Non è mai solo il liquido con cui accompagnamo nutrimenti e chiacchiere. Il vino non può essere fine a se stesso. Semmai è un mezzo, privilegiato ed elettivo, attraverso cui insinuarsi in una terra gravida dei suoi frutti. Con cui guardare dritto negli occhi le persone che ci riflettono l’anima. Per stringere le mani, spesso callose e ruvide, di chi tesse la propria vita in quel vino. È per questo che prima del vino occorre conoscere i territori.

Vino Nobile di Montepulciano espressione della migliore provincia italiana.

La provincia di Siena, stretta tra l’incombenza del Chianti Classico e la nobiltà del Montepulciano, tra la fama del Brunello e la smania del Consorzio di Volterra, è la cartina tornasole della provincia italiana, quella che ha saputo riporre il segreto della sua vitalità nella conservazione della tradizione. Una provincia dignitosa, libera, colta e intelligente. Ed è tutto lì. Lo si legge nelle curve che si inerpicano sulle colline e si insinuano tra i vigneti a perdita d’occhio. Nei filari di cipressi che segnano con fierezza i viali che guardano a Montepulciano. Nei casali e nelle ville tutti rinascimentali o quasi, ancora vividi nei colori, nelle pietre, nell’architettura.

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Veduta di Montepulciano. Credit: Easy Viaggi

Qua e là qualcosa rimanda a tempi poco felici di corse forsennate verso il dimenticatoio, quando occorreva stracciare via il vecchio per vestirsi di modernità. Salvo poi recuperare, ricostruire, a volte purtroppo arroccare. Ma è l’eccezione a riconferma di una regola aurea: il rispetto per ciò che è stato e la restituzione di ciò che sarà. Il Nobile di Montepulciano si è nutrito di questo e di mille altre cose e generazioni. È intriso di colpi di scena della memoria; arriva pacato e fiero, come un nobile vero, senza pretese, né necessità.

Vino Nobile di Montepulciano. Il perché di un nome altisonante.

Non può averne d’altronde, se il suo sostenitore più influente fu Papa Clemente VII, l’antipapa. Esponente di spicco della famiglia De’ Medici, ne favorì l’ascesa al potere, garantendo tanto rinascimentale splendore a Firenze e a tutto ciò che intorno ad essa gravitava. Montepulciano in primis. Forse da qui arriva l’appellativo Nobile consegnato con premura al vino di questa cittadina bella e turrita. O forse dal fatto che diventò il dono prestigioso con cui si omaggiavano le grandi famiglie reali e nobiliari di tutta Europa, tessendo le trame di rapporti diplomatici su cui si reggeva il Vecchio Continente.

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I vigneti splendidi di Cantine Dei nel territorio di Montepulciano. Credit: Cantine Dei

Il Nobile di Montepulciano ha così imparato a trascrivere sui suoi geni di Sangiovese da Prugnolo Gentile la storia di queste terre e di queste famiglie. Noncurante del tempo trascorso, ci riporta gli echi di una profondità fatta di arenaria calcarea, di argille o di limi sabbiosi, da cui emergono, sorprendenti, conchiglie fossili del Pliocene. Una terra ricca e stratificata, in cui sensazioni materiche si alternano ai colori di Terra di Siena, naturale o bruciata. Rimembranze di insegnamenti artistici che le scuole secondarie lasciano in memoria e che prima o poi dovremmo tutti verificare, affondando le mani in questi pendii polverosi.

Vino Nobile di Montepulciano. I perché di un territorio unico.

Il Nobile di Montepulciano racconta di sé da sempre. È DOC dal 1966. E’ stata la prima DOCG ad entrare in commercio in Italia, nel 1980, con buona pace del vicino ingombrante che si erge guardingo sulle colline di Montalcino. È stata una delle DOCG italiane ad essere zonizzata dal lavoro infaticabile e meticoloso di Alessandro Masnaghetti. Montepulciano è una terra che fa innamorare di sé, come una donna velata che lascia intravedere solo gli occhi, ma attraverso di essi mette a nudo la sua anima. Sensazioni a cui hanno dato conferma altri che qui sono arrivati, si sono innamorati e sono restati per sempre. O chi, dopo giri infiniti ad inseguire un altro sé, sono tornati e definitivamente rimasti.

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Caterina Dei nei suoi vigneti. Credit: Cantine Dei

Lo sa bene Caterina Dei e meglio di lei suo padre Glauco e suo nonno Alibrando ancor prima. Famiglia cresciuta tra i travertini di Rapolano, i Dei hanno scelto queste colline quando il nonno fu ipnotizzato dalla bellezza di Bossona, il pendio di arenaria e fossili dove insediò il suo primo vigneto e da cui oggi prende vita la Riserva di Nobile di famiglia. Una storia lunga, fatta di orizzonti non sempre così chiari e di aspettative spesso ravvisate in mondi lontani. Quelli che Caterina insegue nei suoi studi classici a Siena o all’Accademia dei Filodrammatici a Milano, per dar forma alla sua passione per l’arte e la musica. Ma poi il richiamo della terra e della famiglia la rapisce definitivamente. È il 1991 quando Caterina lascia il teatro e prende definitivamente in mano l’azienda vinicola.

Cantine Dei: una scelta di eco-sostenibilità e autosufficienza energetica.

52 ettari di vigneti, quattro zone ben distinte, sia da un punto di vista geografico che pedoclimatico: Bossona, Martiena, La Piaggia e Ciarliana. Quattro altitudini diverse, ma tutte entro i 250 metri dal livello del mare entro cui si rientra nella Doc Nobile di Montepulciano. Al di sotto di essa si scende verso la piana di Chiana, una ex zona paludosa in cui i vini non hanno mai dato il meglio di sé e in cui già dal 1337, con lo Statuto dei Campi, si sconsigliava l’impianto di vigneti.

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Le cantine, tra design e tradizione. Credit: Cantine Dei

Dall’impronta decisamente ecosostenibile e dall’autosuffiecienza energetica che si completerà a breve, Cantine Dei è frutto della lungimiranza visionaria di Glauco Dei, ingegnere dallo sguardo lucido e dal bagliore folle che fa scintillare i suoi occhi di brillante novantenne. È suo il progetto della cantina. È sua l’idea di rendersi autonomi attraverso la geotermia, sfruttando le fonti di acqua calda di cui è ricco il sottosuolo di Montepulciano. Il tutto in un periodo in cui la sensibilità ecologista era scambiata per il passatempo ricreativo di pochi nostalgici hippies.

Vino Nobile di Montepulciano. Cantine Dei e l’espressione del territorio.

E invece scendere in cantine Dei è come un viaggio di design e accuratezza. Un viaggio cosmopolita attraverso la luce, la lettura del sottosuolo, la ricerca dell’equilibrio. La perfetta integrazione paesaggistica delle cantine si esplica attraverso lo snodarsi dell’entrata a chiocciola che conduce ai sotterranei. Una conchiglia fossile conclude lo sviluppo elicoidale della discesa, a ricordare che qui tutto è antico e nulla è lasciato al caso. È il sottosuolo di Montepulciano a scandire i tempi della narrazione. Sono le epoche geologiche che lo hanno generato a scegliere la direzione.

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L’entrata a chiocciola che conduce alle cantine interrate. Credit: Raffaele Marini

Qui la sostenibilità ambientale si realizza prima di tutto in vigna: non forzando la produzione; mettendo al bando ogni tipo di sistemico; rigenerando il terreno con inerbimenti di leguminose e graminacee; producendo compost all’interno dell’azienda. Il tutto per realizzare quattro vini che sono il frutto di questa famiglia e di queste terre. Potatura verde, selezione delle uve in vigna, poi in vendemmia e infine sul tapis roulant prima della vinificazione. Solo così il prodotto sarà il più sano possibile e i vini il più possibile espressione di queste terre.

Vino Nobile di Montepulciano e il discutibile cambiamento di disciplinare.
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Vino Nobile di Montepulciano di Cantine Dei. Credit: Tamara Gori

E il lavoro del giovane agronomo ed enologo Jacopo Felici, sembra ripagare le scelte di un’azienda che ha spinto sempre più l’acceleratore verso un’impronta assolutamente personale.Una presa di posizione ancora più decisa se si guarda all’uvaggio che caratterizza il Vino Nobile di Montepulciano di Cantine Dei: 90% Sangiovese, 10 % Canaiolo Nero, in barba ad ogni modifica del Disciplinare del Consorzio che ha deviato verso un’alquanto discutibile “supertuscanizzazione” del Vino Nobile. Una scelta, quella di Cantine Dei, che sottolinea come si possa, o si debba, essere rivoluzionari passando attraverso il paradosso della conservazione di tradizioni e della tutela di un territorio.    Foto di copertina di Cantine Dei
di Tamara Gori






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