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Volterra e DiVini Etruschi, tra passato e futuro

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Volterra, in occasione di DiVini Etruschi, è un ponte tra passato e futuro.

L’italica scena del vino è piena di palati illuminati e nasi da tartufo, pronti a sviscerar segreti reconditi. Elargiscono realtà inopinabili alla prima pippata sul calice; brandiscono slogan (come se non bastassero quelli politici) da araldo della prima corte feudale, su un palco di professionisti inflazionati su copertine patinate a scena bombastica, lontani da ogni racconto oleografico dell’immaginario. Qui la caratteristica essenziale è la strafigaggine: che sia nel tacco 12 (a bilanciamento di chissà quali misure altrove anelate) o nei doppi petti-impettiti dal polso rotante che, quando impugnano il calice, farebbero paura al miglior Bruce Lee anni 60 armato di nunchaku.

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Bruce Lee nell’arte del nunchaku. Credit: Popularizar Getty

L’importante è dire la propria…quella di tutti! Tra tutto questo strabiliare, a volte il mio pensiero si eleva fino ad arrivare alla concezione di Carmelo Bene: “Voi impugnate e applaudite l’ovvio”. Si eleva, perché se si esprimesse senza impennata, direbbe: “Che palle!”. Carlo Zucchetti è tutt’altro. Punta l’attenzione su angoli nascosti e difficili da raggiungere, alcuni poco appetibili, altri semplicemente poco conosciuti. D’altronde non è poi questo il senso di chi fa informazione? Oppure dobbiamo accettare la facilità nel promuovere il trito, ritrito e già digerito, come unica via possibile per assicurarci il successo? Perché in questa congiuntura di pollici alzati, il successo personale sembra essere l’unico reale interesse da perseguire, salvo considerare la frase rivelatrice secondo cui “ il successo è l’altra faccia della persecuzione”.

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Pasolini: “Il successo è l’altra faccia della persecuzione”.

Lo scorso week-end si è svolta a Volterra la manifestazione DiVini Etruschi, sotto l’egida appunto, di Carlo Zucchetti. Manifestazione ormai ciclica, da diversi anni si prefigge di far conoscere le realtà vinicole dell’antica Dodecapoli Etrusca, un circuito di antiche città stato unite da legami economici, religiosi e militari che fecero la grandezza di un popolo illuminato. Volterra è appunto una di esse, insieme ad Arezzo, Chiusi, Cerveteri, Orvieto, Tarquinia, Veio, Vulci, Bolsena, Cortona, Perugia, Populonia.

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Carlo Zucchetti del Giornale Enogastronomico col cappello, organizzatore del DiVini Etruschi a Volterra.

È una scelta coraggiosa quella di fare vini a Volterra, perché qui per costrizioni regionali ci si scontra necessariamente con territori che hanno fatto la storia del vino italiano; macigni dai grandi nomi, in grado di obnubilare tutto e schiacciare ogni altra denominazione, basta che arrivi la eco dei nomi Chianti e Brunello per far chiudere le altre cantine e gettar le chiavi. Volterra è una terra ricca, con la grande capacità di aver puntato su una diversificazione produttiva ed economica che ha fatto la sua fortuna: tartufi, zafferano, formaggi, carne, l’eccellenza dell’alabastro e la lungimiranza della canapa, che qui trova collocazioni diverse e futuribili, al di là della semplicistica recente mania del canapa-food.

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Piazza dei Priori a Volterra in occasione di DiVini Etruschi. Credit: CarloZucchetti.it

Volterra e DiVini Etruschi, tra passato e futuro

La serata per gli addetti del settore è iniziata con l’aperitivo all’Enoteca Scali al centro di Volterra. Se vi arrampicate sui tornanti e resistete al canto delle sirene del paesaggio, andate e bevetene tutti. Non è una scelta, è un obbligo: Patrizia e Massimo hanno realizzato una selezione di vini che causa agli enomaniaci come me, la sindrome di Stendhal e, come se non bastasse, possiedono il dono del verbo per raccontarli senza se e senza ma.

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L’enoteca Scali a Volterra è tappa obbligata per chi ama bere bene. Credit: Raffaele Marini

Altra tappa obbligata è la Boutique del Tartufo, dell’Associazione Tartufai di Volterra, con degustazione del loro olio al tartufo bianco; e sia chiaro, il tubero in questione è il ricco magnante: il Magnatum Pico, mica il bianchetto! Qui non si parla di esaltatori di sapore o di assorbimento chimico che ti sconvolge i sensi e le papille. A Volterra il tartufo viene immerso in olio extravergine di oliva dell’ultima annata di produzione. Esaltante al naso, forse più mitigato al palato, il prossimo passo dei produttori sarà quello di utilizzare un olio più tenue, per avere una maggiore intensità aromatica a beneficio del tartufo.

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La Boutique del Tartufo, a Volterra, racchiude l’eccellenza del tartufo bianco della zona .

La cena conviviale, con sfumature di goliardia bucolica, è incentrata sulla degustazione dei vini dei produttori di Volterra presso l’azienda agri-silvo-pastorale dei Fratelli Carai, in un’atmosfera alla Luis Buñuel. Di origini sarde, temporalmente ormai lontane, i Carai producono 26 diversi tipi di formaggi a latte crudo con impiego di fermenti naturali; ma la serata ha svelato anche un’ottima produzione di carne, visti i due agnelli cotti allo spiedo davanti al camino a bassa temperatura ( la sous vide de noartri).

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Alcuni dei formaggi dei Fratelli Carai a Volterra, tutti a latte crudo di pecora e capra e con fermenti naturali. Credit: Gourmeterrante

Beppe Carai è un personaggio da conoscere: istrionico, tiene la scena come pochi, anche quando passa al personaggio da “opera buffa” che salva la cena ai vegetariani con la sua “bistecca di formaggio”, specificando manco fosse Goldrake: “Signorina, qui gli unici che non hanno scampo sono i vegani!”. Subito dopo però, ci ricorda quanto ardente sia il fuoco dell’immolazione per chi decide di sostenere un’attività come quella: “Io e mio fratello ci siamo indebitati di un miliardo e 450 milioni di lire negli anni ’80 per poter arrivare oggi ad avere 1200 capi, a dare lavoro a dieci persone e, dopo l’Expo, ad esportare i nostri prodotti fino in Australia”. Insomma dietro la qualità e la goliardia, come spesso capita, si nasconde il sacrificio.

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Giuseppe Carai durante il recente Expo a Milano. Credit: QuinewsVolterra

Il giorno dopo, l’apertura dei banchi d’assaggio del DiVini Etruschi, con tanto di taglio del nastro da parte del Sindaco e una degustazione guidata da Carlo Zucchetti. I vini, per la trasparenza che ci contraddistingue, ci sono sembrati ancora in divenire, con la voglia evidente da parte dei produttori di raddrizzare il tiro. Ma in realtà la loro strada l’hanno già disegnata, con la maggior parte di loro che ha voluto puntare su un’agricoltura consapevole e su scelte in cantina atte ad esprimere il territorio, più che quello che il mercato chiederebbe. La matrice è di materia poliedrica: tra banchi di diverse argille e piccole porzioni di sabbia, questa terra sembra uno spartito dalle risorse straordinarie e noi ci riserviamo di ri assaggiare i suoi vini nelle prossime annate.
Chiudo ringraziando i produttori di Volterra, incitandoli con un “continuate così”! Tra loro:
Marcampo, Terre de’ Pepi, Il Mulinaccio, Tenuta Monte Rosola, Rifugio dei Sogni.

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I produttori di vino di Volterra si sono riuniti nell’Associazione Vignaioli di Volterra guidata da Alessio Bernini de Il Mulinaccio. Credit: AndreaFoodWineAdvisor

Una nota di merito va a Carlo Zucchetti, per il suo fare informazione sul vino in maniera diretta, senza spocchiose ridondanze costruite per darsi un tono, anzi, parlando un linguaggio che ti avvicina a questo mondo troppo spesso strutturato sul nulla, con malsane competizioni su chi è più prestante dell’altro, ancora lontani dal comprendere che, come diceva un vecchio samurai, non conta chi ha la “spada” più lunga, ma chi la usa meglio.
Un ringraziamento particolare ad Alessandra di Tommaso e Francesca Moldacchini Alfani: credo che il loro valore in questo settore sia cosa rara. A Carlo, il mio tanto di cappello!
di Raffaele Marini


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