Introdotto da Giovanni Gioviano Pontano, il termine indica la ripetizione di suoni consimili in una stessa frase in tutte le letterature e in ogni genere di testi. In latino, ad esempio, le possibili citazioni sono tante: Homo homimi lupus, Omnia munda mundis, Per saecula saeculorum, Similes cun similibus; e in italiano è facile ritrovarne esempi in frasi fatte (“di riffe o di raffe”, “volente o nolente”), in proverbi o negli scioglilingua (“trentatré trentini andarono a Trento, tutti e trentatré trottando”). Il nome di questo artificio retorico fu dato da Pontano volendo con tale tecnica designare una risorsa della versificazione germanica; intesa genericamente come « retours multiplés d’un son identique» (Dupriez), ha soltanto la funzione di rafforzare la semantica del testo, mettendo in risalto la presenza di alcuni vocaboli (teoria, questa, sostenuta da Jacobson e dai formalisti russi).
Olivier Salon
Le secret de la krèmbrulé danoise
pour Eva et Lone, à Copenhague, le 3 juin 2006
Oxymore vient du grec oxy = pointu, effilé, que l’on trouve dans oxygène, et moron = émoussé que l’on ne trouve guère que dans oxymore.
Or prenez l’essence de la vie, c’est-à-dire le liquide qui nourrit la vie, qui vient de la vie et qui donne vie: le lait. Brutalement, mettez ce lait au feu de l’enfer, c’est-à-dire au feu de la mort en stoppant tout net son émulsion:
vous obtenez alors la krèmbrulé.
La krèmbrulé est une oxymore que l’on goûte au dessert au Danemark.
Le secret de la krèmbrulé danoise est le suivant : on saupoudre de sucre le mélange initial solide à base d’œuf, de lait et de vanille, et on brûle le tout au fer ou au four, ou mieux encore, grâce à la technologie de la nouvelle restauration : au chalumeau.
Si vous ne possédez pas de chalumeau, vous pourrez remplacer cet ustensile par un drolumadaire (le drolumadaire n’a qu’une seule bosse, au lieu des deux du chalumeau, mais il chauffe aussi fort, et on l’utilise volontiers dans les restaurants bon marché).
Avant d’avoir été brûlée, la crème est lisse, molle et mouille la langue, ou alors est-ce la langue qui mouille ce dessert liquide. Sentez-vous cette mousse molle qui lentement fond sur la langue ? Cette pâte alléchante, molle et alanguie qu’on engloutit en la lapant illico ?
Mais maintenant, le sucre a été ajouté et votre crème a été brûlée.
Brûlée vive.
C’est la krèmbrulé.
Le sucre s’est caramélisé. Il crisse, il croustille, il s’incruste, il craque, on le croque durement. Ce croquant caramélisé caresse la coque des dents avant que de la craqueler à son tour. Ah, que ce sable de sucre crisse au palais de cristal !
Comme des pieds qui glissent sur le sable chaud, les papilles savourent ce délice lisse-craquant,onctueux-croquant, véritable oxymore gustative.
*
Quella che segue è la versione italiana a cura degli studenti della laurea magistrale in « Traduzione », Università IULM, Milano, con la direzione di Laura Brignoli Pusterla.
Olivier Salon
Il segreto della krèmbrulé danese
per Eva e Lone, a Copenaghen, il 3 giugno 2006
Ossimòro deriva dal greco oxy: acuto, affilato, rintracciabile anche nella parola ossigeno, e moron: ottuso, rintracciabile solo nella parola ossimoro.
Adesso prendete l’essenza della vita, il liquido che nutre la vita, che viene dalla vita e che dà vita: il latte. Brutalmente, mettetelo tra le fiamme dell’inferno, tra le fiamme della morte, questo latte, interrompendone di colpo l’emulsione: otterrete così la krèmbrulé.
La krèmbrulé è un ossimòro che si gusta a fine pasto in Danimarca.
Il segreto della krèmbrulé danese è il seguente: si cosparge di zucchero il composto iniziale solido a base di uova, latte e vaniglia, e si brucia il tutto alla fiamma o al forno, o meglio ancóra, grazie alla tecnologia della nuova ristorazione: al cannello.
Se non avete un cannello, potete sostituire questo utensile con un dronedario (il dronedario ha una sola gobba, invece delle due del cannello, ma scalda altrettando bene, ed è ampiamente utilizzato nei ristoranti più economici.
Prima di essere bruciata, la crema è liscia, umida e inumidisce la lingua, o è la lingua che inumidisce questo dolce liquido. Riuscite a sentire questa umida spuma che si scioglie lentamente sulla lingua? Questa crema allettante, molle e languida che si ingolla leccandola in un lampo?
Ma ora, di zucchero una spolverata, la crema è stata bruciata.
Bruciata viva.
Ecco a voi la krèmbrulé.
Lo zucchero si è caramellato. Scricchiola, scrocchia, si incrosta, crocchia, con furore si sgranocchia. Il croccante caramellato accarezza l’arcata dei denti prima di scricchiolare a sua volta.
Ah, quanto crocchiano queste zolle di zucchero sotto la volta cristallina del palato!
Come dei piedi che saltano da una zolla all’altra, le papille assaporano questa delizia liscia-scrocchiante, densa-croccante, puro ossimoro gustativo.
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