Nasce dai vitigni dei frati benedettini, il Pecorino, questo monumento enologico di Arquata del Tronto e non trema nemmeno di fronte al terremoto.
Un vino misterioso
Le leggende arricchiscono la storia di un luogo, peggio sarebbe se non ci fossero. Quindi ci piace pensare che il vitigno originario del Pecorino fosse opera dei frati, anche se non c’è nulla che lo provi, e che questi ne avviarono la produzione, dandogli un nome che andrebbe meglio indagato.
In effetti il vino Pecorino porta lo stesso nome del formaggio, ma questa non è solo una coincidenza. Se provate ad assaggiare un pezzettino dell’uno e bere un sorso dell’altro vi renderete conto che sono fatti per stare insieme e così, proprio a sostegno di questa dichiarata unione, quando ci fu da conferire il titolo al vino, la scelta ricadde sulla più ovvia delle soluzioni. Pecorino.
Sfida al rosso
È un vino frizzante quello di Arquata, dall’intensa mineralità e un carattere ipnotico, dovuto forse alla doppia fermentazione o alla lunga maturazione. O a entrambi. Infatti oltre al clima rigido, che blocca la sua fermentazione durante l’inverno, una volta riscosso dalle uve, può perfino continuare a crescere, anche fino a una decina di anni. Uno dei pochi bianchi che si comporta come un rosso. Uno sfidante nato.
Essendo un vino versatile non risponde bene solo al gusto del formaggio ma anche ai piatti di pesce delicati. Quindi il nostro vino di Gennaio non ama i piatti di carne e non si sposa con i dolci. Ma è un vino che merita più di un brindisi.
Di solito è ideale per un aperitivo, accompagnato da un tagliere di formaggi forti e stagionati, qualche sorpresa di gustosa, olive dolci e gherigli di noce. Prosit.