Le conserve vegetali in generale, e quelle a base di pomodoro in particolare, hanno dimostrato di avere le carte in regola per superare anche una pandemia come quella che stiamo vivendo.
Questo comparto centrale dell’alimentare made in Italy ha registrato nell’ultimo anno un giro d’affari complessivo di oltre 6 miliardi di euro: il 60% circa di questo fatturato è sviluppato dal pomodoro e dai sughi a base di pomodoro.
Numeri da record che, per una volta, fanno felici tutti: consumatori, aziende e nutrizionisti che sottolineano il valore nutritivo di un alimento ricco di vitamine e sali minerali.
Un prodotto che ha superato anche il test che trovate sul numero di ottobre del Salvagente: la maggior parte dei 18 campioni di pelati e concentrati è stato, infatti, promosso. Segno che la qualità non manca di certo in uno dei prodotti simbolo del made in Italy.
Ma le nostre conserve piacciono anche ai palati stranieri: sono, infatti, il prodotto ortofrutticolo che vanta il migliore saldo della bilancia commerciale italiana (tra import e export).
L’ultimo dato relativo all’export parla di un +6% in valore nell’ultimo anno (fonte Anicav). Un risultato che dovremmo rispettare e che, invece, maltrattiamo e “sporchiamo” con operazioni di dubbio gusto.
Un esempio è il sequestro che ha interessato nei mesi scorsi il Gruppo Petti. “Beccata” dai carabinieri del Rac a confezionare semilavorato di pomodoro di origine straniera che sarebbe stato etichettato come “pomodoro 100% Toscano”, l’azienda si è giustificata sostenendo che si trattasse di prodotto destinato all’estero.
Quasi fosse normale vendere fuori dai nostri confini un pomodoro straniero ma etichettato come italiano.
Un harakiri, invece, per le eccellenze del made in Italy che solo attraverso qualità e trasparenza possono competere in un mercato spietato…