Sul “Fatto alimentare” il direttore di “Teatro naturale” Alberto Grimelli ha scritto “Se una grande cooperativa del Centro Italia vende ad Amazon, non su Amazon, proprio ad Amazon, olio extravergine di oliva italiano in bottiglie di Pet da mezzo litro da commercializzare online a meno di 6 dollari, il disastro è compiuto”. Un’operazione molto spregiudicata, a dire poco, che dà un’immagine dell’olio italiano che nuoce soprattutto a coloro che lo producono veramente.
Per capire bene quanto sia grave il danno basti pensare che Amazon vende in tutto il mondo e, per esempio, in America un olio italiano viene venduto a più del doppio. Purtroppo sono pratiche commerciali a cui ci hanno abituato la GDO e gli imbottigliatori di casa nostra che hanno ridotto l’extravergine a prodotto civetta a prezzi incredibili: 1,99 euro al litro, vantando il fatto che è un prezzo sottocosto. È la legge che lo consente. Fa una certa impressione vedere sugli scaffali dei supermercati, accanto alle bottiglie di olio d’oliva, il famoso Olio Cuore, un olio di semi a 4 euro. Sarà pure un vizio antico, come dice qualcuno, ma non è possibile continuare a tollerare pratiche commerciali che fanno soltanto danni ai produttori e ai consumatori. È assurdo che cooperative di olivicoltori e grandi frantoi vendano olio extravergine 100% italiano, al pari di una miscela di oli comunitari ed extracomunitari!
Non si può buttare a mare un patrimonio come l’olio italiano solo per favorire qualche affarista che si annida nelle organizzazioni degli agricoltori. Sarebbe ora che al servizio frodi o ai Nas dei carabinieri qualcuno sonasse la sveglia, sarebbe ora che in parlamento piuttosto che a Bruxelles qualche eletto dal popolo facesse sentire la sua voce. Il direttore di “Teatro naturale” Grimelli ha scritto “per un profitto immediato svendono quanto di più prezioso può vantare l’olio nazionale: un’immagine, un’idea, un sentimento, un’aurea”. E noi siamo d’accordo con lui.
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