Basato sul criterio della ripetizione, il tautogramma produce un rilevante effetto fonico, spesso congiunto a un “effetto filastrocca”, come accade nel caso della nota storiella «Pier Paolo Parzanese, piccolo pittore palermitano, pittò parecchi palazzi per procurarsi poco pane…». Sono molteplici gli esempi, numerosissimi quelli che prediligono la lettera p.
Già nel ‘600 Gaspar Dornau scrisse una Pugna porcorum, “la battaglia dei maiali”, 250 versi tutti con parole inizianti con la p (Giovanni Pozzi, invece, data la composizione al 1530 e l’attribuisce al domenicano Leone Plaisant. Altri esercizi, sempre con la stessa lettera iniziale, si devono in tempi recenti ad Achille Campanile (una storia del “povero Piero”), a Margareth Atwood (una storia per bambini, tradotta in italiano da Mattia Diletti, che ha per protagonisti la Principessa Prunella, la Principessa Priscilla, il Principe Primario, tre gatti persiani di nome Pazienza, Prudenza e Perseveranza, e un pointer chiamato Pollice). Anche in p è il tautogramma di Guglielmo di Baskerville, il protagonista de Il nome della rosa di Umberto Eco ed è lo stesso Eco (1995) che, insieme con i suoi allievi, ha riscritto la storia di Pinocchio in forma tautogrammatica, in p, naturalmente (Pinocchio, Comix, Bologna, 1995).
La Ricetta dietetica di Emanuela Grimalda è un tautogramma, anch’esso nella lettera p.
Per perdere peso preferire pasti poveri, poco papabili.
Pane poco, pasta poca. Porzioni piccole piccole.
Particelle prestabilite, pesate, ponderate. Pinoli per pranzo!
Polenta poca, pizza poi, panna? Per pietà!
Pasticcio? Provaci! Per poco prelibatezze. Porri piuttosto! Porca paletta!
Polpettoni, panzerotti, provocanti puttanesche? Pèntiti! Prevedi panza, pappagorgia!. Poi, per perdere peso… Pazienza, parecchia pazienza. Palestra, pesi… poi Plin! Pipì. Pipì pipì pipì parecchia pipì. Poi… Popò. Popò, popò popò. Parecchia popò pure.
Prugne. Prugne. Purgano, puliscono, purificano. Poi… praticamente piume!
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