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La ripartenza delle fiere alimentari tra fisico e digitale. L’industria fieristica verso il futuro

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di Raffaele Coppolino

C’è un settore nel nostro Paese che produce affari per circa 60 miliardi di euro, coinvolge 200 mila espositori e richiama più o meno 20 milioni di visitatori ogni anno.

Parliamo dell’industria fieristica italiana.

Il comparto delle fiere è secondo in Europa e quarto nel Mondo con circa mille manifestazioni ogni anno. Le fiere alimentari e tutti gli eventi food and beverage, nonostante l’evoluzione dei mercati e i cambiamenti legati a internet, restano per molte realtà, uno dei principali strumenti di marketing e comunicazione per inserirsi in nuovi mercati e per incontrare buyers e distributori. 

Un comparto strategico, che richiama visitatori e operatori da tutto il mondo, di cui l’Italia dimostra essere leader per offerta qualitativa.  Il 2020 sarà un anno difficile per i bilanci delle società fieristiche.

Il settore infatti, insieme al turismo, ha subito fortemente gli effetti negativi della crisi legata al Covid-19 e difficilmente a causa dello stop forzato da marzo a luglio, riuscirà a recuperare le perdite accumulate.

Tutti gli attori del mondo delle esposizioni hanno però grande fiducia nel futuro e nonostante l’annullamento dei maggiori eventi, come Vinitaly che ha spostato la sua edizione 2020 a Giugno 2021, dal 14 al 17, la seconda parte dell’anno si è aperta con il Cibus di Parma, che ha deciso di non saltare il consueto appuntamento annuale ma di riposizionarsi nei primissimi giorni di settembre con un nuovo format e un forum in parte fisico e in parte digitale.

Cibus Forum si è rivelata quindi un’importante occasione di confronto sulla ripartenza dei consumi nazionali, sulle logiche di sostenibilità, sui processi di produzione, distribuzione e somministrazione, sul ruolo dell’alimentazione Made in Italy nell’ambito della salute e sul sostegno al canale del “out of home”, uno dei più colpiti dalla crisi, a cui si cercherà di offrire proposte per puntare su innovazione e ricerca.

Gli operatori della Grande Distribuzione Organizzata si sono riuniti due giorni a Parma in un grande progetto fatto di seminari e incontri che hanno messo in contatto buyer di tutto il mondo e produttori italiani. L’appuntamento di Parma anche per il 2020 si è confermato l’evento di riferimento per il settore agroalimentare, in cui i leader dell’industria alimentare, della grande distribuzione e dell’agricoltura si sono incontrati con politici e Istituzioni avviando un importante dialogo con il Governo.

Un dialogo che ha confermato il grande impegno dell’Italia e dell’Europa per l’internazionalizzazione della filiera dell’alimentare e per la centralità del ruolo delle Fiere.

Sinergie indispensabili vista l’incertezza dei nuovi possibili scenari conseguenti alla pandemia globale di Covid-19, incertezza che ha imposto un cambiamento degli stili di vita e delle abitudini d’acquisito.

Il Cibus 2020 di settembre ha segnato quindi la transizione dalle “vecchie” esposizioni alla nuova era delle fiere 2.0., mettendo a disposizione dei visitatori e degli utenti professionali una nuova tecnologia, dando loro la possibilità attraverso il catalogo di Cibus (www.mybusiness.cibus.it) di navigare su un motore di ricerca che contiene le informazioni a catalogo e a breve anche tutti i prodotti che le aziende pubblicano sui loro siti, i cui contenuti sono stati indicizzati e federati. Questo consentirà agli utenti registrati di effettuare ricerche approfondite e puntuali e quindi inviare direttamente richieste di fornitura o di contatto. Tutti i contenuti, anche quelli che le aziende non hanno tradotto, saranno editati in modalità multilingue.

Cibus Fiere di Parma sta inoltre realizzando, assieme ad ICE, una piattaforma di servizi per le imprese che vogliono esportare, confermando la forte volontà delle Istituzioni di Governo di sostenere l’internazionalizzazione della filiera produttiva alimentare italiana.

Anche la novantesima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, come comunica l’Ente “non si lascia fermare dagli avvenimenti di questo 2020, e anche quest’anno torna a profumare le colline di Langhe, Monferrato e Roero dal 10 ottobre all’8 dicembre, portando a 9 le settimane di apertura al pubblico della manifestazione.

La Fiera coglie l’occasione di ripartenza per dare inizio a un nuovo corso della propria natura, innovandosi nelle forme di dialogo con l’esterno senza stravolgere i propri concetti fondanti, grazie anche a nuove collaborazioni con realtà di importante rilievo come Microsoft Italia e Metropolitan Museum di New York.

Realizzando anche in questo caso una manifestazione ibrida che unisce eventi fisici ad eventi digitali, creando così una finestra sul futuro.

In generale però, per la maggior parte degli eventi, si è deciso di pensare allo slittamento e alla riprogrammazione del calendario fieristico per tutelare gli investimenti delle aziende espositrici e per garantire il medesimo flusso di visitatori e buyers esteri di sempre in linea con le aspettative.
Ma oltre ad una rivoluzione del sistema fiera bisogna puntare ad una razionalizzazione dell’offerta, attraverso l’integrazione e mettendo a punto una strategia comune di maggiore vigore che possa competere con i grandi eventi delle altre nazioni.

«Allearsi è necessario», dice Maurizio Danese, presidente di Aefi (l’Associazione degli enti fieristici italiani), precisando che «i tempi in cui andavano di moda i campanili sono finiti e mi aspetto di vedere nel 2021 nuove operazioni all’interno del sistema fieristico italiano».

Il percorso dunque è quello giusto e tutte le forze in campo dovranno unirsi sempre di più per sostenere un grande progetto di rivoluzione del concetto storico di Fiera e di un vero strumento di Politica Industriale.

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