La cucina è una delle sezioni fiorite a fianco della letteratura potenziale, quella degli “opifici” dell’Oulipo e dell’Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale); non vi si producono prodotti gastronomici né diverse procedure culinarie, bensì assemblaggi, combinazioni il cui nesso non è necessariamente del gusto e dei sapori, ma anche d’altro genere.
Vengono fuori storie gastronomiche e menu caratterizzati esclusivamente da unicità cromatica, da riferimenti letterari o cinematografici, dal rispetto di regole che non hanno a che fare con la cucina ma con la retorica, non con i fornelli ma con la combinatoria, non con i tempi di cottura ma con la metrica, non grammi ma lipogrammi, non crostacei ma acrostici, non pasticci ma bisticci, non glasse ma glosse, non ossibuchi ma ossimòri.
Contrainte du Prisonnier
Per questa volta la lista utilizza una contrainte, una regola, che sarà svelata al prossimo appuntamento. Per ora c’è soltanto da gustare le portate del menu e, se mai, cercare di capire da cosa è caratterizzata la lista.
cozze
uova in camicia
caserecce con zucca
mezza manica con verza
arroz messicano
couscous con riso nero cinese
manzo con cacio
carne suina norcina
oca in maionese
cervo conaromi vari
micca con i ceci
cicoria rossa amara
mousse a crema
roccocò
veneziana con saccarina
arance, noci, uva e susine
vino rosso corvo
rosso còrso secco
rosso osco
vino rosé
orzo
amaro
Il menu riportato la volta scorsa era lipogrammatico in a, cioè privo del tutto di questa vocale; la particolarità era velatamente dichiarata con l’ultima portata della lista, la cassata, da leggersi come “l’a cassata”.
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